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domenica, 14 Settembre, 2025
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Macron e il riformismo: suggestioni per l’Italia

Il presidente francese incarna un riformismo dall’alto, espressione di élite più che di popolo. L’Italia ha conosciuto, invece, una stagione sindacale che resta evocativa di un vero riformismo popolare.

Da anni rifletto sul fenomeno Emmanuel Macron, che ha avuto un certo ascendente su alcune aree del centrosinistra italiano, quasi a profilarsi come un modello per il futuro. L’inquilino dell’Eliseo non è, semplicemente, un tecnocrate: basti considerare l’importanza che ha avuto nella sua formazione un pensatore come Paul Ricœur.

Un riformismo dallalto

Egli, tuttavia, è l’espressione di un’élite illuminata che è riuscita a intercettare il consenso, non di un riformismo di popolo. I fenomeni di rivolta che, ciclicamente, riemergono – dai “gilet gialli” all’attuale “blocchiamo tutto” – sono proprio l’esito di ciò. L’affermazione di François Mitterrand nel 1981 era l’approdo di un impegnativo ed esaltante percorso, iniziato a Épinay dieci anni prima, che aveva coinvolto forze e sensibilità diverse e diffuse, dai repubblicani ai cristiano-sociali di Jacques Delors. Quello di Macron, invece, è una sorta di liberal-riformismo dall’alto.

Il paragone con lItalia

Ecco, notoriamente il quadro politico d’oltralpe è il più vicino, pur con tutte le profonde differenze, al nostro. E in effetti anche da noi da decenni si pone la questione dell’assenza o della debolezza di un riformismo di popolo. Per dare concretezza al discorso, ricorro a quel formidabile repertorio di possibilità, spesso inespresse o incompiute, che è la storia.

Un riformismo di popolo

Ci fu una fase nella quale alla guida dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil vi erano, rispettivamente, Luciano Lama, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto. Tre riformisti. Il loro era un riformismo di popolo. So bene, è ovvio, che non tutti gli iscritti, all’epoca, erano e si sentivano riformisti, anzi. Ma i tre leader incarnavano le migliori istanze e sensibilità del riformismo italiano ed europeo, nelle sue varie declinazioni. Era un momento nel quale la forza delle tre organizzazioni e l’autorevolezza dei loro segretari erano davvero enormi. Eppure, per un insieme di vincoli e di condizionamenti interni e internazionali, nemmeno, forse, lambì l’immaginazione di alcuno la trasposizione di quell’autorevolezza e di quella forza sul piano politico.

Una suggestione per l’oggi

Beninteso, oggi sarebbe impensabile ricostruire il centrosinistra o una cultura politica all’altezza delle sfide del villaggio-mondo per “via sindacale”. Propongo l’immagine dei tre dirigenti solo in quanto altamente evocativa di cosa possa essere un vero riformismo di popolo. Una suggestione, insomma. Una suggestione, però, dalla quale trarre spunto per lavorare all’obiettivo in un contesto del tutto mutato.