La polemica fra Israele e Francia segna un punto delicato della diplomazia internazionale. Al centro vi è la decisione annunciata da Emmanuel Macron di riconoscere lo Stato palestinese, passo che il presidente francese intende formalizzare a settembre in occasione dell’Assemblea Generale dell’ONU. A scatenare la reazione di Gerusalemme è stata la convinzione che tale scelta equivalga a incoraggiare nuove ondate di antisemitismo.
Benjamin Netanyahu, con toni aspri e polemici, ha parlato di “appeasement” e di un gesto che “getta benzina sul fuoco antisemita”. Una posizione che non solo contesta la legittimità del riconoscimento, ma mette in discussione la capacità della Francia di garantire la sicurezza dei propri cittadini di fede ebraica.
La replica dell’Eliseo
La risposta della presidenza francese non si è fatta attendere. In una nota ufficiale, l’Eliseo ha definito “sbagliata, indegna e abietta” l’analisi del capo del governo israeliano. “L’idea secondo cui la decisione francese spiegherebbe l’aumento delle violenze antisemite in Francia non rimarrà senza risposta”, si legge nel comunicato, che ribadisce come “la Repubblica protegge e proteggerà sempre i suoi connazionali di fede ebraica”.
A corredo di queste parole, l’Eliseo ha insistito sulla necessità di affrontare la fase attuale con “serietà e responsabilità, non con confusione e manipolazione”. Parole nette che confermano la volontà francese di distinguere la questione della sicurezza interna, che rimane prioritaria, da quella della diplomazia internazionale, orientata a rilanciare il processo di pace.
Parigi non si piega
La Francia, dunque, non arretra. Al contrario, rivendica la decisione di Macron come un gesto coerente con la prospettiva di una “pace giusta e duratura” fondata sulla soluzione dei due Stati. In questo quadro, va sottolineata la capacità di Parigi di tenere botta non solo contro le accuse di Netanyahu, ma anche di fronte alle pressioni di Washington. Donald Trump ha già bollato il riconoscimento della Palestina come una scelta “imprudente e dannosa”, ma l’Eliseo ha confermato la sua autonomia, rimarcando che la ricerca della pace non può essere subordinata alle convenienze tattiche delle grandi potenze.
Questa fermezza rende evidente la volontà francese di assumere un ruolo guida in Europa, in continuità con altri Paesi come la Spagna, e di spingere l’Unione a uscire dall’immobilismo.
La fermezza di Macron e il ruolo dell’Italia
Per queste ragioni la linea francese merita di essere sostenuta. La fermezza con cui Macron respinge accuse gravi e infondate è un segnale politico di rilievo. Non solo riafferma il dovere dello Stato di tutelare i propri cittadini ebrei, ma rivendica anche il diritto e la responsabilità di Parigi di contribuire al disegno di una pace stabile in Medio Oriente.
Confondere queste due dimensioni – la sicurezza interna e la scelta diplomatica – è, come ha affermato l’Eliseo, un’operazione di manipolazione politica che non giova a nessuno. È piuttosto la chiarezza, unita al coraggio delle decisioni, che oggi deve guidare i leader europei. La Francia ha mostrato la strada: spetta ora all’Italia dimostrare altrettanta coerenza, superando le esitazioni del governo Meloni e schierandosi senza ambiguità a favore di una pace fondata sul riconoscimento reciproco.