Il dibattito aperto da “Il Domani d’Italia” attorno al quesito “Ci manca la Dc?” ha messo in evidenza argomentazioni utili e interessanti, che in larga parte posso condividere.
Da ex democristiano, cresciuto nella sacrestia d’italia (il Veneto), non posso nascondere la nostalgia per il partito che mi ha fatto scoprire i valori civici, la crescita nel confronto, la cultura, quale orizzonte dell’impegno politico, le esperienze amministrative quale presupposto per imparare a governare. Eppure, nonostante il batticuore che ancora provo nel rileggere interventi in parlamento, so che quel tempo è finito per sempre!
Sempre! Per una semplice ragione: non c’è più quel popolo, quei giovani che volevano cambiare tutto e subito, frenati dagli anziani che vedevano un pochino più in là. Non ci sono più gli imprenditori che guardavano le economie delle piccole patrie e non esitavano assumere qualche operaio se il sindaco gli evidenziava che c’erano bocche da sfamare. Non ci sono più insegnanti che il tempo libero lo dedicavano a far crescere la cultura locale. Non ci sono più i preti che, con la scusa dell’oratorio, riuscivano a tenere vicini tanti giovani. Non ci sono più i medici che aprivano l’ambulatorio alle 6 del mattino. Non ci sono più i bar dove le partite di briscola erano il pretesto per staccare dalle giornate di lavoro interminabili. E neppure ci sono più i sindaci di allora.
È cambiato tutto! Ora sembra ci siano solo i soldi, la tecnologia, l’immagine, i viaggi. E quando parli con qualche sciattona chiamata ad amministrare il suo comune, neanche ti guarda perché impegnata a rispondere al telefono o a mandare ordini al suo segretario sulla chat. Perlopiù, anche, impegnata a lisciarsi i capelli.
Cara DC quanto mi manchi!