Una storia diversa da raccontare
«Tutta n’ata storia». Così cantava Pino Daniele nel 1982. Prendiamo in prestito il titolo, in slang napoletano, di quel celebre brano per dire che sì, c’è tutta un’altra storia da raccontare. Una storia ben diversa da quella che alcuni, in questi giorni, hanno provato a riscrivere o ridurre a caricatura. Parliamo di Franco Marini, al quale la Cisl ha recentemente intitolato una nuova fondazione.
Ma non vogliamo soffermarci sul Marini sindacalista, su cui tanto si è già detto. Vogliamo invece riportare l’attenzione sul suo lungo impegno politico, che merita di essere ricordato con rispetto e verità.
Il percorso politico: coerenza e radicamento
Franco Marini è stato, ed è tuttora, una figura emblematica del cattolicesimo democratico e sociale. La sua traiettoria ne è una testimonianza limpida. Lasciò la Cisl nel marzo 1991, poco dopo la scomparsa di Carlo Donat Cattin, per guidare la sinistra sociale di Forze Nuove all’interno della Democrazia Cristiana. Solo un mese più tardi, nell’aprile 1991, divenne ministro del Lavoro nel governo Andreotti.
Fu tra i fondatori del nuovo Partito Popolare Italiano, appoggiò inizialmente Rocco Buttiglione alla guida del Ppi, ma gli ritirò la fiducia quando questi tentò di traghettare il partito verso il centrodestra. Dopo quella crisi, fu proprio Marini – succedendo a Gerardo Bianco – a divenire segretario del Ppi, impegnato a salvaguardare l’autonomia e l’identità del cattolicesimo democratico.
Negli anni successivi fu tra i protagonisti della Margherita e poi del Partito Democratico, distinguendosi sempre come uno dei volti più autorevoli della componente cattolica nel centrosinistra. Fu presidente del Senato tra il 2006 e il 2008 e candidato alla Presidenza della Repubblica in due diverse occasioni.
La responsabilità della memoria
Ecco, seppure in estrema sintesi, la storia politica e istituzionale di Franco, il Lupo marsicano. Una storia fatta di coerenza, radicamento popolare e passione civile. Per questo abbiamo seguito con una certa apprensione le dinamiche che hanno accompagnato l’ingresso di Sbarra al governo; e sempre per questo cerchiamo di capire come ora si muoverà Daniela Fumorala, da pochi mesi al vertice dell’organizzazione di Via Po, alla quale spetta d’individuare il successore di Sbarra alla guida della Fondazione dedicata al cislino che dopo Pastore – anzi con più forza di Pastore – ha sfiorato l’elezione al Quirinale. Auspichiamo che sia una figura all’altezza della eredità di Marini e che pertanto rappresenti la tradizione culturale, politica e sociale che lui ha testimoniato per tutta la vita.
È ciò che merita la Fondazione ma, prima ancora, è ciò che merita Franco Marini.