Mattarella a Seoul, rispettiamo le regole costruite dalla comunità internazionale.

Il Presidente della Repubblica ha esaltato il valore di un multilateralismo realmente inclusivo. Di seguito un ampio stralcio del suo discorso in occasione della visita di Stato in Corea del Sud.

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Sono particolarmente lieto che questa visita di Stato avvenga in un momento così significativo della nostra storia, alla vigilia del 140° anniversario delle relazioni bilaterali tra Corea e Italia, e in questo 2023 che segna i 75 anni dalla nascita della prima Repubblica di Corea nel segno dell’indipendenza e della libertà.

Un percorso parallelo quello che ha segnato i destini di Seoul e Roma dopo la Seconda guerra mondiale.

Nel corso del 2024 nei nostri Paesi avranno luogo iniziative volte ad approfondire la conoscenza reciproca tra i nostri popoli e ad ampliare il ricco e variegato partenariato strategico bilaterale.

Avremo modo di articolare e arricchire di ulteriori contenuti un rapporto di amicizia, dipanatosi attraverso vicissitudini storiche di pari passo, che ha saputo crescere e rinnovarsi nel tempo, e che è oggi fondato su una profonda comunanza di valori: quelli dello Stato di diritto e dell’indipendenza, della democrazia e della pace, del libero commercio e della libertà di navigazione, di un multilateralismo realmente inclusivo e di un ordine internazionale basato su regole condivise.

In un mondo attraversato da tensioni e conflitti, celebrare tutto ciò significa riaffermare le ragioni della solidarietà che i nostri Paesi hanno saputo mostrarsi soprattutto nei momenti più difficili della loro storia.

A tale riguardo, La ringrazio per aver ricordato l’ospedale da campo inviato dalla Repubblica Italiana sotto l’egida delle Nazioni Unite in occasione della Guerra di Corea – prima missione internazionale della nuova Italia – e ribadisco la ferma intenzione di continuare a sostenere ogni iniziativa che possa contribuire alla pace e alla sicurezza nella penisola.

Il rispetto delle regole di cui la comunità internazionale si è dotata dopo la guerra è, per altro, costume che ci accomuna, e nutre la solidarietà nei confronti di Paesi verso i quali si esercita la violenza, come il caso che ci trova oggi uniti nel convinto sostegno alla resistenza dell’Ucraina contro la spietata guerra di aggressione della Federazione Russa.

Signor Presidente,

l’affascinante cammino che, in pochi decenni, ha portato la Corea a livelli di sviluppo elevatissimi e a svolgere, con determinazione e incisività, un ruolo sempre più rilevante e apprezzato a livello globale, suscita sentimenti di ammirazione.

I contributi concreti e propositivi offerti alla comunità internazionale nella gestione di alcune tra le più pressanti sfide del momento attuale, quali la lotta ai cambiamenti climatici e le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, sono esemplari.

La Repubblica di Corea è un partner essenziale nell’affrontare questioni che coinvolgono l’intera umanità e la Repubblica Italiana intende lavorare con voi tanto nell’ambito del nostro solidissimo e antico rapporto bilaterale quanto nel contesto del partenariato strategico che unisce il vostro Paese all’Unione Europea.

Sono molteplici gli ambiti nei quali tra Corea e Italia registriamo sensibilità affini.

Vorrei qui citarne due.

In primo luogo, il comune approccio alla governance dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, la cui riforma costituisce per Seoul e Roma un orizzonte pienamente condiviso.

In secondo luogo, l’importanza che entrambi attribuiamo al rispetto del diritto internazionale del mare e, dunque, alla libertà di navigazione, anche nell’immenso spazio indo-pacifico.

La recente visita a Busan del Pattugliatore d’Altura della Marina Militare italiana “Francesco Morosini” testimonia questo convincimento.

Signor Presidente,

la Corea e l’Italia sono distanti soltanto geograficamente. Molto ci unisce: dalla conformazione peninsulare alla condizione di Paesi con ampie collettività di connazionali all’estero; dal senso di appartenenza ad antiche civiltà, allo spirito di creatività e di operosità che pervade le nostre società a tutti i livelli.

Della capacità innovativa, del resto, la Corea offre eccezionali esempi: non mi riferisco soltanto alle tecnologie di punta che ne hanno sostenuto la crescita economica negli ultimi decenni, ma anche alle espressioni artistiche che spaziano dal k-pop – così diffuso tra i giovani di tutto il mondo – all’affermazione di una cinematografia originale e di enorme successo.

È proprio la capacità peculiare di congiungere passato e futuro in un’armonia feconda ciò che ci consente di guardare con fiducia allo sviluppo dei nostri rapporti.

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