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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Meloni Cleopatra e il faticoso mercoledì nei porti

Non più fiera dopo tanto sfoggio di sicurezza. Sta abbottonata, non gesticola, la voce è scesa di tono - ora è quasi grave - e l’argomentare è puntiglioso, ricco di numeri e dati.

La navigazione procede e la barca di Cesare ogni tanto si deve fermare in qualche posto. Questa volta non è per fare rifornimento ma perché bisogna convincere i riottosi finanziatori dell’Impero a rimpinguare le casse dello Stato: stavolta i sesterzi stanno per finire e il tesoriere ha messo su un grugno che non promette bene.

Dopo il discorsetto al Campidoglio – “lo so che non ti si addice Cleopatra, ma anche tu Regina mia devi darti da fare, qui siamo una repubblica e se vogliamo governare ci servono i voti” – pure lei ha capito che i voti andavano raggranellati direttamente. E allora è scesa in due porti. Il primo è un porto amico con il quale la potente regina ha stretto un patto per parcheggiare a spese dell’Impero tutti quelli che vogliono entrare, ma non hanno ancora lo status di liberti o peggio ancora di schiavi. L’amico di Cesare  si offre di mettere un pezzo di terra nel suo territorio ma le spese tutte stanno nelle casse imperiali. 

Non verrà di certo un voto da questo territorio però ne possono venire molti, davvero tanti, se si vende bene il prodotto: “Tutti quelli che che stanno fuori dai confini dell’Impero li controlliamo in questo territorio, ci metteremo un po’, ma se tutto andrà bene poi entreranno senza alcuna difficoltà. Se invece andrà male, se ne torneranno a casa loro”. 

La regina Cleopatra Meloni fieramente dice che il suo esempio sarà copiato in tutti i territori dell’Impero, anche quelli che non hanno porte sul mare ma che comunque hanno una frontiera dove piazzare queste strutture di controllo in attesa di… E siccome quelli che entrano nei territori dell’impero o sono dei poveri cristi in cerca di lavoro o sono dei criminali in cerca pure essi di lavoro, il vantaggio a breve non c’è perché l’economia si basa su una forza lavoro sottostimata e in mancanza di lavoratori la produzione ristagna. Tuttavia, non essendoci soldi anche i consumi si vanno progressivamente a ridurre. 

Il volto sereno, la voce allegra e sicura,  le parole semplici e non studiate, la postura rilassata, la capigliatura leggermente scomposta, “al naturale”, la gestualità tutta  del corpo a tradire la soddisfazione e l’orgoglio con i quali la regina Cleopatra Meloni annuncia a tutti il buon risultato che ha raggiunto e quello che potrà raggiungere nei prossimi mesi. L’amico di Cesare ringrazia, finalmente dopo tante chiacchiere qualche sesterzo arriva al suo territorio e ciò rappresenta lavoro e benessere. A dire il vero si tratta per lui di un lavoretto facile, basta solo controllare che i pretoriani di Cesare facciano il loro lavoro e che i poveri cristi stiano bene in salute e ben nutriti. Insomma, più facile del previsto e non si sa bene chi dei due ne tragga più vantaggio.

È ora di cena quando la regina attracca all’altro porto che non si può dire amico, ma neanche nemico di giurato. Qui  non si faceva vedere da molto tempo; era passata di lì venendo dall’Egitto quando tonava contro Cesare e prometteva una serie di sfaceli per rimettere a posto le cose che non andavano nel suolo Italico. L’avevano accolta con tiepidezza, non per cattiveria né per scortesia, ma solo che essendo la sede loro a Roma hanno quel tanto di disincantato e di annoiato che pervade la politica della capitale dell’impero.  Ma stavolta  ci viene  da capo e allora il sorriso dovrebbe essere pieno, il viso rilassato, la voce quasi melliflua. 

Ed invece eccola qui, quasi quasi con l’elmetto calato in testa. Sta abbottonata, non gesticola, la voce è scesa di tono – ora è quasi grave – e l’argomentare è puntiglioso, ricco di numeri e dati. In realtà, sta sulla difensiva sebbene non ce ne sia motivo: sarà la stanchezza o sarà la controvoglia di stare lì, ebbene l’effetto non è proprio felice. Domina,  ribatte,  precisa,  puntualizza e gli occhi si fanno più grandi, quasi a scrutare ogni particolare del suo interlocutore, il quale giocoforza si fa leggermente più ritirato  sulla sedia. Qui non è un  gioco di parole che si vede ma un gioco di corpi che parlano: mani ferme sul tavolo, braccia conserte, capigliatura a posto, sguardo fisso, occhio spalancato, orecchio teso, labbra serrate e soprattutto voce ponderata. La regina non sta totalmente a disagio tanto che qualche sassolino dalla scarpa se lo toglie, ma è poca cosa. Tutta la figura sua pare seduta su un puntaspilli. 

Compete come gli altri ma non vuole la palma del vincitore, che passerebbe al suo secondo, ma se il comando diventasse insopportabile…allora forse la terrebbe per sé. Cesare osserva la mappa del giro della sua Cleo per i porti dell’impero alla ricerca dei sesterzi che mancano. È vigile,  pronto ad inviare il suo pharmacopola: se i risultati non saranno buoni, l’ira della Regina sarà visibile da molte leghe.