Insieme a “sindaco di Pau”, probabilmente la perifrasi di “cristiano-democratico” è la più utilizzata per riferirsi a François Bayrou. Egli fa parte infatti di quella corrente di pensiero, nata a metà del XIX secolo, che considera la democrazia la forma politica che meglio realizza l’ideale evangelico di pari dignità per tutti. Marc Sangnier, uno dei principali esponenti di questo movimento, lo esprime in una forma secolarizzata che François Bayrou ama citare: “La democrazia è un’organizzazione sociale che tende a massimizzare la consapevolezza e la responsabilità civica di ogni persona”.
In Francia, la Democrazia Cristiana conobbe il suo apogeo politico all’indomani della Seconda Guerra Mondiale: alle elezioni legislative del 1946, il Movimento Repubblicano Popolare [nome assunto all’epocaa dalla Dc francese, ndr] si affermò come partito leader della Francia. Poi, di fronte alla concorrenza a destra del gollismo e a sinistra del mendésismo, logorata dalla pratica del potere e indebolita da litigi interni, la sua influenza diminuì gradualmente fino a essere percepita come residuale.
Dal 1958, anno segnato dal breve mandato di Pierre Pflimlin a Matignon, nel pieno della guerra d’Algeria, nessun democristiano è stato più Primo Ministro, fino a quando François Bayrou non ha ottenuto questo incarico nel dicembre 2024. La sua nomina ha segnato un ritorno alla normalità o è stata il colpo finale nella storia di una dottrina politica che non aderisce più alle dinamiche di questo tempo?
Cambio di epoca
[…] La secolarizzazione e l’individualizzazione della società francese marginalizzano i valori religiosi che sostengono l’immaginario democristiano e gli conferiscono il suo potere mobilitante. Tra coloro che rimangono credenti, sono la spiritualità, l’interiorità e l’appartenenza a essere investiti principalmente come mezzi per dare un senso a un mondo che sembra non averne più. Tra le nuove generazioni cattoliche, i pochi che si impegnano in campo politico sono attratti dal radicalismo. Che si esprima nella sua versione ecologista e anticapitalista o in quella identitaria e conservatrice, esso sembra estraneo all’universo democristiano, caratterizzato dal gusto per la moderazione, dalla ricerca del consenso e dalla pratica del compromesso.
Ridisegnare una relazione positiva nel futuro
Ciò significa che l’esperimento di François Bayrou è destinato al fallimento? Forse no. In una situazione apparentemente inestricabile, il personalismo come matrice della democrazia cristiana può costituire una risorsa preziosa. Per quanto riguarda la questione più immediata del voto di fiducia [previso per domani, ndr], essa rimanda a un’etica deliberativa che potrebbe, in linea di principio, favorire la possibilità di dialogo all’interno di un campo politico polarizzato e frammentato.
[…] L’ideale della piena partecipazione di ciascuno alle decisioni delle comunità di appartenenza, l’originalità dei nessi tra individuo e collettività da un lato, interesse privato e bene comune dall’altro, ma anche tra cambiamento sistemico e trasformazione personale, sono tutti elementi che possono alimentare un progetto condiviso. Prima di liquidare la fase politica che stiamo vivendo, forse vale la pena esplorarne le potenzialità.
Leggi la versione originale dell’articolo
Leggi anche
“François Bayrou a Matignon ha rivelato il fallimento del metodo centrista al potere”
“La Francia non ha bisogno di una democrazia cristiana, ma di ispirarsi al cristianesimo”
Voto di fiducia: “I francesi sono ostaggi dell’irresponsabilità politica”