Di fronte alle sfide attuali, non basta richiamarsi a episodi del passato per sentirsi a posto con la coscienza. Serve un’assunzione di responsabilità verso il presente, accompagnata da esempi che ispirino per il loro valore morale e politico. Angela Merkel, Sergio Mattarella, Mario Draghi e Emmanuel Macron si sono assunti questo compito, agendo come figure di riferimento nei rispettivi ruoli: Merkel come statista di lungo corso, Mattarella e Macron come leader in carica, Draghi come riserva strategica per incarichi internazionali di massimo livello.
Questi protagonisti non hanno esitato a scendere in campo proprio quando l’Occidente, come dimensione ideale e politica, rischia di indebolirsi per il disimpegno degli Stati Uniti, già baluardo contro le tre grandi minacce del secolo scorso: nazismo, fascismo e comunismo. I loro interventi stanno agendo come un elettroshock sull’Unione Europea, chiamata ora a nuove e crescenti responsabilità.
Angela Merkel, il ritorno della Cancelliera.
Angela Merkel, una delle leader più prestigiose a cavallo tra due secoli, ha rotto il silenzio del meritato ritiro per lanciare un messaggio chiaro alla Germania: non si può legittimare come forza di governo chi si richiama, anche indirettamente, alla peggiore tradizione nazista. La sua presa di posizione ha innescato una grande manifestazione popolare a Berlino, culminata in un accordo tra tutte le principali forze politiche per escludere alleanze pericolose con l’estrema destra nelle imminenti elezioni. Un intervento che ha riaffermato l’importanza di una memoria storica vigile e responsabile.
Sergio Mattarella, la difesa dei confini democratici.
Il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha lanciato un forte monito contro il rischio di cedimenti agli appetiti imperiali della Russia, in un momento critico segnato dal riavvicinamento tra gli Stati Uniti di Donald Trump e Vladimir Putin. Mattarella ha messo in guardia contro scenari geopolitici che potrebbero favorire alleanze pericolose, come quella tra Russia e Cina, minando l’equilibrio europeo. La reazione del Cremlino è stata dura, suscitando un ampio consenso politico in Italia, con l’eccezione di alcune forze ambigue e tiepide, ancora influenzate dall’eredità del trumpismo.
Mario Draghi, l’accelerazione dell’Unione Europea.
Mario Draghi, con la sua autorevolezza riconosciuta a livello internazionale, ha richiamato l’UE a un’accelerazione del processo di integrazione, soprattutto sul piano economico e istituzionale. Ha puntato il dito contro il diritto di veto, strumento paralizzante che permette a minoranze sovraniste di bloccare decisioni cruciali. Un appello particolarmente rilevante in un momento in cui i “Patrioti” dell’Europa orientale trovano sponde anche all’interno del governo italiano, con Salvini che guarda a loro come modelli. Draghi ha rilanciato l’idea di un’Europa più coesa e capace di rispondere unita alle sfide globali.
Emmanuel Macron, il leader proattivo.
Emmanuel Macron si è confermato uno dei leader europei più attivi sul fronte della politica estera, promuovendo a Parigi un incontro preparatorio al vertice dei 27 Stati membri dell’UE. In un contesto internazionale segnato dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, Macron ha dimostrato una volontà incisiva di mediazione e intervento. La sua iniziativa ha rilanciato il ruolo della Francia come potenza diplomatica in Europa, rafforzando il fronte occidentale in un momento di incertezze geopolitiche.
Un vero elettroshock per il Vecchio Continente
L’azione congiunta di Merkel, Mattarella, Draghi e Macron rappresenta una scossa necessaria per un’Europa chiamata a nuove responsabilità storiche. La posta in gioco è alta: garantire stabilità e democrazia in un contesto globale sempre più complesso. Resta da vedere se questo elettroshock darà i suoi frutti o si tradurrà in un cambiamento solo apparente.