Migrantes Reggio Emilia le celebrazioni e le attività natalizie

Ci incontriamo per pregare, ma poi ci prendiamo a cuore anche gli altri aspetti della loro vita

Ogni sabato pomeriggio, alle ex Officine Reggiane di Reggio Emilia,  un gruppo di persone si incontra per leggere e commentare le letture della domenica successiva. Incontri semplici, basati sulla condivisione della Parola, che – spiega il settimanale diocesano “La Libertà” – si concludono con il Padre Nostro. Si svolgono su esplicita richiesta di chi vive in questi ambienti.
“Chi non ha nulla”, commenta il diacono Francesco Braghiroli, direttore dell’Ufficio pastorale Migrantes della diocesi di Reggio Emila-Guastalla, “prende molto sul serio il Vangelo e propone commenti profondi”. Per venire incontro alle necessità della maggioranza anglofona del gruppo i testi biblici vengono proclamati in inglese mentre Braghiroli favorisce la comprensione traducendo gli interventi dall’inglese all’italiano e viceversa.

Domenica 22 dicembre alle 15 alla messa parteciperanno don Prince Ampong, cappellano della comunità ghanese, e padre Anthony, sacerdote nigeriano residente a San Pellegrino da alcuni mesi e disponibile per l’assistenza spirituale ai nigeriani. La celebrazione del 22 si aggiunge alle celebrazioni stabili promosse dall’Ufficio Migrantes, in particolare la messa domenicale nella chiesa di San Lorenzo (presieduta da don Prince alle 11.30 per la comunità dei ghanesi) e quella nella chiesa di San Maurizio (ogni domenica alle 10.30 con padre Celestine Ezemadubom, cappellano della comunità nigeriana di Modena).

Ci incontriamo per pregare, ma poi ci prendiamo a cuore anche gli altri aspetti della loro vita”, sottolinea Braghiroli. Per elaborare percorsi di uscita dalle Reggiane, Migrantes, Caritas diocesana, cooperativa onlus “Centro sociale Papa Giovanni XXIII” e cooperativa di solidarietà sociale “L’Ovile” hanno mappato i bisogni delle persone. In alcuni casi si tratta di andare incontro a persone uscite da Centri di Accoglienza Straordinaria e ora rimaste ai margini della società; altri sono immigrati che vivono a Reggio Emila da anni, senza un’occupazione fissa e che fanno fatica a reinserirsi anche per l’estrema povertà. Infine ci sono persone tossicodipendenti accompagnati in particolare dall’Unità di prossimità della cooperativa “Centro sociale Papa Giovanni XXIII”.