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lunedì, 30 Giugno, 2025
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Ministero inutile per una pace “necessaria”: la campagna di Avvenire è fuorviante

L’intervento di Luigino Bruni - ieri su Avvenire - ripropone l’idea di un dicastero per la pace. Ma la pace è già nel cuore della nostra Costituzione, non può diventare un’utopia separata dalla responsabilità della difesa.

Nel suo editoriale pubblicato ieri su Avvenire, Luigino Bruni rilancia l’idea, già sostenuta in passato da Don Oreste Benzi e qualche mese fa da Stefano Zamagni, di istituire un “Ministero della pace”. Si tratta, nelle intenzioni, di un gesto profetico e culturale: l’espressione istituzionale di un’etica della pace capace di controbilanciare il riarmo e la logica bellica che riaffiora nel nostro tempo. È una proposta appassionata, nutrita da riferimenti biblici e per questo incline a scommettere sul ruolo delle donne, “portatrici di parole di vita”. Ma è anche, nel merito, una proposta  distorsiva.

La pace non è materia di delega

L’articolo 11 della Costituzione italiana non è un’ispirazione poetica: è la bussola dell’intera azione governativa. Ogni governo, ogni dicastero, ogni atto della Repubblica deve tendere alla pace e concorrere a costruirla. Per questo la proposta di un Ministero della pace appare pleonastica: finisce per isolare la pace in un recinto separato, come se fosse una competenza da affidare a qualcuno in luogo di esigerla da tutti. In realtà, ciò che si chiama “difesa” è già, nei termini costituzionali, una funzione di pace. Non è un recondito proposito di guerra, ma un consapevole atto di responsabilità per prevenire, scoraggiare e — in ultima istanza — contrastare aggressioni che possono colpire noi o i nostri alleati.

Non disarmare la responsabilità

Siamo tutti d’accordo sul fatto che la pace non si costruisce affidandosi totalmente alle armi. Ma è altrettanto vero che non si garantisce nemmeno disarmando lo Stato o abdicando al principio della deterrenza. Viviamo in un mondo in cui attori internazionali non democratici alimentano conflitti e odiano l’Occidente (e quindi l’Italia che ne è parte vitale): ignorare questa realtà significa trasmettere un messaggio disorientante, soprattutto alle giovani generazioni. Bisogna tenere insieme idealità e responsabilità. È giusto auspicare una maggiore cultura della pace, anche nelle istituzioni; ma ciò non può avvenire a scapito della lucidità con cui si riconoscono le minacce reali.

Conclusioni

Luigino Bruni, con la sua sensibilità civile e religiosa, sa bene che la pace non è il contrario della difesa, ma l’orizzonte che fa della difesa un principio di “bene comune”. Ecco perché dovrebbe essere il primo a riconoscere che la proposta di un Ministero della pace rischia di essere, oggi, più fuorviante che feconda.

N.B. Sempre ieri, su queste pagine online, Elisabetta Campus spiegava le ragioni del no alla proposta di un Ministero della pace. Per leggere l’articolo clicca qui:

https://ildomaniditalia.eu/ministero-della-pace-ovvero-ministero-del-nulla/