[…] Invece d’imporre sanzioni paralizzanti all’aggressore, gli Stati Uniti lo corteggiano mandando in frantumi le flebili speranze d’una tregua.
La disperazione aveva portato molti in Ucraina a riporre fiducia nell’attuale inquilino della Casa Bianca prima della sua elezione, perché la sua imprevedibilità avrebbe potuto rappresentare un elemento di rottura per la situazione di stallo creata dal suo predecessore. Già allora la gente si chiedeva quale fosse il senso d’un memorandum come quello di Budapest, se nessuno lo rispetta. Di conseguenza, è più che comprensibile il forte rigetto della popolazione ucraina al fatto che quel termine latino possa essere associato ad azioni concrete per porre fine alla guerra.
Dopo le vergognose dichiarazioni di ieri – che hanno lasciato senza parole anche i leader europei presenti in streaming col tycoon – i russi hanno nuovamente sganciato contro l’Ucraina un numero impressionante di bombe. Centinaia di droni hanno colpito decine di città per tutta la notte. Uno ha travolto un altro autobus carico di civili a Kherson, facendone scempio.
Decine di glide bomb hanno danneggiato gravemente le strutture idriche di Sumy, lasciandone gli abitanti senz’acqua. Altri vettori hanno distrutto un importante ponte che collegava il villaggio di Yamne con Vilny, Velyka Pysarivka e l’autostrada Krasnopillya-Kharkiv, isolando tutto quel settore dal resto dell’Ucraina.
Dopo aver parlato per la terza volta con Trump, Putin ha nuovamente dimostrato di non esser pronto a scendere ad alcun compromesso. Al di là delle aspettative, proporre oggi agli ucraini un memorandum d’intesa coi russi è da parte americana una soluzione pilatesca talmente imbarazzante da non poter essere considerata altro che un fallimento. La realtà è che Putin sta cercando d’usare Trump per convincere Zelenskyj a discutere l’agenda russa (che prevede una capitolazione dell’Ucraina) ai colloqui di Instanbul, spostando l’attenzione sui rapporti commerciali ed economici bilaterali fra Mosca e Washington come oggetto di discussione separato dalla questione ucraina.
La versione integrale dell’articolo – l’estratto qui proposto è la parte finale – compare oggi su “La Ragione” con il titolo “L’inopportunità”. L’autore è corrispondente di guerra e segue fin dall’inizio del conflitto la resistenza dell’Ucraina.