Il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, ha chiesto, ai primi di dicembre, ai vescovi dei territori di missione di pensare a una diminuzione del sostegno finanziario da parte di Roma.
Questi “territori di missione” beneficiano, per il loro funzionamento, di una somma stanziata annualmente dagli OPM, denominata “sovvenzione ordinaria”.
Una diminuzione di questo sostegno finanziario non è una sorpresa, come sottolinea monsignor Ignace Bessi, arcivescovo di Korhogo e presidente della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio, il quale spiega che una diminuzione dei sussidi è già in atto da diversi anni. E con una riflessione sull’autonomia finanziaria: “ Per me ogni Chiesa deve tendere all’autonomia finanziaria per prendersi a sua volta cura degli altri, dei più deboli. “
Per il cardinale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, la posta dell’OPM suona come un allarme e dovrebbe far riflettere nella Chiesa. ” Un’era sta per finire, dobbiamo creare percorsi nuovi e innovativi ” aggiunge Mons. José Moko Ekanga, vescovo della diocesi di Idiofa, nella Repubblica Democratica del Congo occidentale e vicepresidente della Conferenza. Episcopale nazionale del Congo (Cenco).
Per Maryse Quashie, laica e accademica togolese, le Chiese africane, in ogni caso, non hanno altra scelta che tendere all’autonomia. ” A più o meno lungo termine dovranno fare a meno dei sussidi quando Roma non avrà più i mezzi per distribuirli “, sottolinea.
La situazione è ancora più delicata nella Repubblica Centrafricana, Paese precipitato nell’instabilità dal 2013. ” Se i sussidi venissero aboliti lì, sarebbe drammatico”, dichiara il cardinale Dieudonné Nzapalainga. Ma è chiaramente necessario, per più di uno, sbarazzarsi di quella che padre Kinhoun chiama la “ sindrome dell’accattonaggio ”.
Già nel 2016 mons. Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala, aveva invitato i suoi connazionali ad abbandonare “ la cultura dell’autocommiserazione” . Un atteggiamento che, secondo lui, li condanna a chiedere l’elemosina dai paesi sviluppati.
Insomma un dibattito vivace che si sparge per tutta l’Africa.