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martedì, Febbraio 11, 2025
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Nirvana se ne è andata senza disturbare la felicità del Natale

Su di lei non ci si è soffermati in vita e meno ancora si perderà tempo in morte. Siamo a Natale ma più che al tempo di Avvento si continua imperterriti a procedere contro vento.

A 57 anni Nirvana se n’è andata all’altro mondo senza colpo ferire. Non ha atteso il giorno esatto della nascita del Figlio di Dio per fare notizia, come sempre si legge di qualche barbone morto di freddo e di stenti per strada mentre il mondo è impegnato a fare regali.

È inutile dire il suo cognome, resterebbe comunque anonima così come ha vissuto. Come in altre occasioni, si sono accorti di lei dal puzzo del suo cadavere dopo mesi dalla sua morte.

Non si è messa in mostra facendosi trovare congelata su una panchina o in un sottopassaggio per un riparo di fortuna. Non ha dato schiaffi in faccia ad un mondo che le passava accanto scartandone l’incontro per evitare un’’elemosina. È bene essere avveduti: gli scarti dell’umanità corrono il rischio di farti inciampare.

Sembra che vivesse in un palazzo del centro di Como ma non era evidentemente al centro dell’interesse di nessuno. Ci sarà qualche polemica su chi dovesse fare che cosa nel tempo, assistenti sociali, religiosi o chi altro potesse avere cura di una donna dimenticata. Eppure mai nome fu più indovinato per la povera persona su cui non ci si è soffermati in vita e meno ancora si perderà tempo in morte.

Nirvana designa una condizione di felicità che si ottiene con la estinzione dei desideri ed è appunto quello che è accaduto a lei, distaccata da tutto, a cui bastava solo aggrapparsi al crocefisso che portava al collo e pregare incessantemente. Era quello il suo tesoro che nessuno, peraltro, era interessato a sottrarle.

Da mesi era morosa di un affitto che non poteva pagare. Ciò malgrado non c’è chi si sia preoccupato di riscuotere la pigione e nel contempo che abbia avuto modo di incontrare l’inquilina inadempiente così scoprendone le precarie condizioni di salute.

A dispetto della riservatezza della donna, solo il tanfo del suo cadavere si è imposto ad un mondo che non voleva accorgersi di lei. I funerali sono stati celebrati in un’altra zona della città, nel quartiere di Rebbio. Con rebbi acuminati hanno infilzato quella vita destinandola ad un anonimato che non merita menzione, una pietanza banale che una forchetta ha trattato con disprezzo, lasciandola come un avanzo nel piatto del giorno che scorre.

Hanno celebrato il suo funerale facendolo coincidere con la Messa del mattino per garantire un minimo di partecipazione alle esequie. Erano presenti 33 persone, in singolare coincidenza con gli anni di Cristo. Quello è un numero che non porta fortuna, di chi è predestinato alla tragedia.

Del resto, anche sotto la croce si era in assai pochi e Nirvana alla solitudine era più che abituata. Resterà al Comune il conto da pagare per il funerale, una spesa che andrà a finire sulle voci in passivo del bilancio. Quella di Nirvana, anche in morte, è un report in negativo.

Don Giusto, il sacerdote, ha rimbrottato contro il menefreghismo della società, rimarcando ciò che è sbagliato nel cuore degli uomini che batte tranquillo in un ventre di vacca, come fosse nell’antro di una grotta in cui si svolge una storia diversa da quella di Betlemme.

Si tratta della stessa indifferenza che si è avuta a Castiglion del Lago dove alla festa di compleanno di una bambina non si è presentato nessuno dei suoi 35 compagni, i loro genitori evidentemente tutti troppo impegnati a non fare comunità. C’è ben altro da fare in quel paese di 15.000 anime per poter pensare a festeggiare una bimbetta di 5 anni. Sarà l’imprinting del posto, ma hanno eretto un muraglione tra loro e il cuore in attesa di un giovanissimo prossimo.

Siamo a Natale ma più che al tempo di Avvento si continua imperterriti a procedere contro vento. Troppi uomini danno scandalo. Lo fanno naturalmente, senza sforzo, non c’è bisogno di sudare e di impegnarsi per riuscire nell’impresa.

La loro nullità gli suggerisce che solo così potranno lasciare segno del loro passaggio sulla terra. Per un recupero di dignità occorrerebbe passare subito ad altri mesi del calendario, dalle parti della Pasqua, verso una ipotesi di resurrezione che al piano di sopra si spera vada finalmente a vuoto.