NON DOBBIAMO SUBIRE IL DIKTAT DI SALVINI. LETTERA AL DIRETTORE DEL FOGLIO.

Pubblichiamo la lettera inviata ieri a Claudio Cerasa da parte del nostro giornale online.

Caro Direttore,

apprezzo la chiarezza di argomentazione del giornale, allegramente a favore del ricorso anticipato alle urne, ma con altrettanta chiarezza dissento da questa linea del cosiddetto “voto subito”.

Se c’è un avversario lo si combatte, a viso aperto, democraticamente; non lo si aiuta a vincere lasciando che tempi e modi del confronto elettorale siano dettati dalle sue convenienze. Accettare, in realtà, il diktat della

Lega non è segno di forza e lungimiranza politica.

Oggi Salvini rappresenta l’antagonista più pericoloso, il vero  “genio guastatore” dell’Europa. Dietro la sua iniziativa si scorge l’ombra inquietante della Russia di Putin. È l’uomo di governo (fino a poche ore fa) che ha schierato il suo gruppo parlamentare a Strasburgo contro la designazione della Ursula Von der Leyen a capo della Commissione e di David Sassoli a Presidente del Parlamento.

Prima di guardare alle elezioni, sulla cui indizione spetta comunque  al Presidente della Repubblica l’ultima parola, proviamo a concentrarci allora sulle immediate conseguenze del gesto di rottura di Salvini. Vale la pena registrare, infatti, che uno  degli effetti positivi della crisi consiste nella cancellazione della candidatura di un leghista a Commissario europeo. Se ci fosse l’accordo su una “soluzione-ponte”, con un governo incaricato di approntare almeno la legge di bilancio e mettere in sicurezza i conti dello Stato, si potrebbe concordare con il M5S il nome del Commissario, senza incorrere nel rischio di una bocciatura in chiave anti-sovranista da parte degli europarlamentari.

Bisogna augurarsi, da questo punto di vista, che le opposizioni (Pd e Forza Italia) modifichino le loro rispettive posizioni, certamente diverse e tuttavia convergenti a riguardo di una rapida verifica elettorale, destinata con ogni probabilità a certificare l’ondata emotiva dell’Italia neo-nazionalista, mezzo anarchica e mezzo autoritaria. È necessaria una tregua, magari all’insegna della operosità possibile. Chiamare il popolo alle urne, chiudendo con largo anticipo una legislatura nata male, non esclude una ragionevole scansione dei tempi. È anche giusto che gli elettori scelgano tra opzioni meno grossolane e radicalizzate, trovando sulla scheda anche una indicazione utile – dunque una nuova lista di partito o coalizione – per un futuro governo a indirizzo democratico e vocazione europeista.

Lucio D’Ubaldo