Il disorientamento ideale del cattolicesimo che si riconosce nel cosiddetto campo largo riflette la crisi del pensiero democratico. In fondo, ne condivide le stesse incongruenze. Che cosa sia la nuova destra non è oggetto di un esame attento, volto a comprenderne il potere di attrazione sulla società. Viene solo aggiornato un lessico di vecchia scuola, con il drappo rosso dell’alternativa. Landini chiama alla lotta e l’opposizione si mobilita, senza discernimento.
Bisogna ragionare sulla sconfitta referendaria
In questo scenario, si ha l’impressione che i cattolici impegnati nel Pd o coinvolti esternamente nello stesso progetto – quello, appunto, del campo largo – rinuncino a dare battaglia, limitandosi a sollevare dubbi marginali sulla proposta politica. L’astensione di massa ha reso evidente il rifiuto di un appello referendario che avrebbe dato fiato, in caso di vittoria, alle ambizioni della sinistra radicale. Neppure il tentativo di Renzi e Calenda di enucleare la questione della cittadinanza, sostenendo l’approvazione del quesito, è servito a correggere la curva della disaffezione – senza contare che in sede di scrutinio la quota dei no è stata rilevante, segno delle contraddizioni operanti nell’area progressista.
Si cammina con il bastone del rabdomante. Qualcuno azzarda il tentativo di costruire un qualcosa che assomiglia all’ennesima stampella del Pd. Ma qual è il progetto che giustifica questa svolta, ammesso che di svolta si tratti? Il rischio è che ci si ritrovi impigliati più di prima nella negazione di una storia, quella del cattolicesimo popolare, che molto ha dato alla vita democratica della repubblica.
La sinistra radicale evoca la vechia sinistra del frontismo
Si è visto come la sinistra non sia in grado di oltrepassare le Colonne d’Ercole del suo consenso tradizionale: il 30 per cento attuale ricalca fedelmente il 30 per cento del Blocco Popolare del 1948. Cambiano le generazioni, ma resta immutato il bacino elettorale di una sinistra che si pretende egemone nel campo democratico. Eppure, anche Togliatti aveva al suo fianco esponenti cattolici come Guido Miglioli, Ada Alessandrini, Gerardo Bruni: erano forse meno rappresentativi di Pierluigi Castagnetti, Rosy Bindi o Marco Tarquinio? Tuttavia la loro presenza nelle liste non incise sull’esito elettorale, né spianò la strada al loro ingresso in Parlamento. De Gasperi vinse anche contro di loro, mettendo in piedi un’alleanza coerente, fondata sul binomio libertà e giustizia sociale.
Bisogna andare in mare aperto
Ora, si può anche far finta che il frontismo sia lontano anni luce dalla realtà politica attuale, ma l’asse Pd-M5S-Avs non è altro che un frontismo rigenerato nella visione radicale del mondo e della vita, in contrasto con alcuni punti essenziali del pensiero cristiano. Per questo si riaffaccia l’esigenza di un tragitto autonomo del cattolicesimo democratico e popolare. Occorre “fare il centro”, con un programma di rinnovamento, prendendo atto della inagibilità dell’alleanza con questa sinistra. Rimescolare le carte, con Renzi nella buca del suggeritore a sostegno di attori fintamente protagonisti, scelti in accordo con la Schlein, è una forma di camaleontismo inaccettabile. Serve andare in mare aperto, con coraggio, avendo tra le mani la bussola del popolarismo, alla ricerca di nuovi approdi che siano avvincenti per un elettorato in attesa di novità.