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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Non possiamo assistere passivamente al declino della democrazia

Avanza in Europa la minaccia di partiti estremisti. Guai a ignorarne la pericolosità. Il pensiero va a come arginare questi fenomeni deteriori così da salvaguardare la nostra democrazia liberale. Il ruolo dell’istruzione.

Le recentissime elezioni regionali in Germania, con l’affermazione di due partiti populisti, estremisti e filo putiniani, ha nuovamente fatto risuonare un campanello d’allarme tra chi ha a cuore il futuro delle democrazie liberali.

Medesima preoccupazione viene posta dalle numerose fake news create dall’intelligenza artificiale e pubblicate sui social network, sia in occasione dei disordini verificatisi nel Regno Unito, sia durante la campagna elettorale americana.

Noi italiani non siamo certamente immuni da questi problemi, anzi. Come non ricordare i risultati delle elezioni del 2018 e la sgangherata compagine governativa battezzata da una indecorosa richiesta di impeachment per il nostro Presidente della Repubblica e prim’ancora eletta sull’onda del referendum per l’uscita dall’Euro, l’annunciata abolizione della povertà e le baby pensioni per tutti?

Tutto ciò era solo l’antipasto di una legislatura in cui fummo costretti ad assistere alle derive no vax e alla follia del super bonus, meno male che alla fine arrivò Draghi a salvarci con il suo governo di Grande Coalizione.

Onde evitare di riprovare quei mesi paradossali, non ci possiamo non porre la domanda di come arginare questi fenomeni populisti e illiberali per salvaguardare la nostra democrazia liberale. Non ho di certo la soluzione al problema, proverò però a dare il mio contributo.

Partiamo da un presupposto, la democrazia se non è liberale non è una democrazia. Se democrazia significa governo espressione del popolo, proveniente dal popolo e al lavoro per il popolo e il suo bene, essa non può che garantire ai singoli cittadini i propri diritti universali, la loro libertà e i principi cardini dello Stato di diritto.

L’invenzione della così detta democrazia illiberale è una truffa, una bugia più falsa delle banconote da 33 euro. Nasce dal desiderio di ottenere nuove e finte sicurezze ma è solo un inganno che genera una riduzione dello spazio di libertà di ogni singolo individuo, a vantaggio di chi comanda. Questa forma di governo non è più del popolo, dal popolo, per il popolo ma comanda attraverso il popolo, contro gli interessi di tutto il popolo e sfruttando il popolo.

Si tende a disegnare la democrazia illiberale come la risposta alla dicotomia tra popolo ed elite, si tratta di un abile stratagemma propagandistico. In verità, alle sue fondamenta, la democrazia illiberale è una oligarchia che serve ad alcuni del popolo per divenire una elite di governo piccola e distante dagli interessi del Paese, accentrando il potere nelle mani di pochi.

È successo così in Russia, dove, dopo la caduta della dittatura comunista, agli albori della nuova democrazia, alcuni soggetti corrotti, per l’appunto chiamati oligarchi, hanno via via accumulato così tanto potere da allargare sempre di più i propri diritti, restringendo quelli altrui.

Eppure, oggi, alcuni partiti di governo e di opposizione, sembrano attratti da questi autocrati. Pensiamo alla vicinanza di alcuni con Orban o Putin, all’impossibilità di altri partiti a condannare la dittatura venezuelana, all’ambiguità di certi leader a scegliere tra Harris e Trump, nonostante l’esperienza del tentato golpe del 6 gennaio 2021.

Nonostante questa attrazione e questa vicinanza a regimi non democratici, gli elettori continuano a votare questi movimenti senza porsi il problema: se il mio voto contribuisse a trasformare l’Italia in una democrazia illiberale, sarei contento?

Alla luce di ciò, mi chiedo, noi elettori abbiamo gli anticorpi sufficienti perché la nostra democrazia resti sana e forte? Quali sono questi anticorpi e dove si formano?

Prima di rispondere però dobbiamo condividere una certezza: la difesa della democrazia liberale e della libertà non si può imporre con divieti o censure. Sarebbe un controsenso.

Questi anticorpi si devono formare e l’unico luogo dove questo può avvenire è la scuola. Solo l’istruzione può creare una coscienza democratica e un patriottismo costituzionale. Cittadini, elettori istruiti sono l’arma più potente che una democrazia ha per la sua difesa nel lungo periodo.

È triste e sconvolgente pensare ad alcune frasi filo-naziste pronunciate da alcuni esponenti politici dell’Afd. Nonostante ciò, più del 30% dei giovani elettori delle due regioni tedesche ha votato questo movimento estremista e molti di loro percepiscono questo partito come un partito di Centro!

Da elettorale centrista mi chiedo: in Italia, frasi di questo tipo avrebbero uguale successo? I nostri ragazzi sarebbero coscienti degli orrori dei regimi nazi-fascisti e più in generale di tutti i regimi totalitari o cadrebbero nel tranello propagandistico? Sarebbero in grado di riconoscere e respingere un tale rigurgito anti-democratico?

Forse sì, forse no, non so dare una risposta precisa, sono tuttavia convinto che gli strumenti forniti dall’attuale sistema didattico non siano sufficienti per evitare che ciò accada. Pensiamo all’insegnamento della Storia. Oggi i programmi ministeriali prevedono che il dramma della Seconda guerra mondiale, l’Olocausto, le disgrazie impartite dai regimi dittatoriali europei siano studiati solo in terza media.

Nella maggioranza dei casi temo che i nostri ragazzi, prima di conoscere queste tragedie, siano già sottoposti a stimoli esterni in grado di strumentalizzare questi momenti storici, mettendone in dubbio anche l’esistenza.

Per fare un esempio, prima di frequentare la terza media, sicuramente i bambini già posseggono uno smartphone e navigano su internet e sui social network. Sarebbe opportuno dunque ritornare a studiare i drammi del Novecento già alle elementari.

Così come sarebbe opportuno avere degli elettori neomaggiorenni che almeno durante il Liceo abbiano studiato i principi base del diritto e dell’economia. Se fosse stato così, forse, nessuno sarebbe andato dietro a pifferai magici che promettevano un referendum sull’uscita dall’euro, costituzionalmente impossibile.

Investire nell’istruzione dovrebbe essere una delle battaglie principali per una forza politica che si propone come erede di coloro che, tra i democristiani, i liberali e i repubblicani, contribuirono a scrivere la Costituzione democratica della nostra Repubblica Italiana.

L’istruzione è il nostro vero tesoro, fonte di sviluppo per il futuro, difesa della patria e garanzia delle conquiste più importanti della nostra società. Se non investiamo su di essa, le nostre libertà diminuiranno e la nostra vita perderà qualità.