Non ridurre la Russia al conflitto ucraino concorre a fare più Europa

Tocca all'Europa ricordare ai propri alleati che il dialogo con la Russia è ineludibile nel creare una nuova architettura di sicurezza nel Vecchio Continente, come auspica la ministra francese degli esteri Colonna.

La narrazione dominante in Occidente ha focalizzato in modo pressoché esclusivo l’attenzione sulla Russia solo sull’evento dell’aggressione all’Ucraina come se non vi fosse stato un prima – dei nodi irrisolti, dei mancati  accordi tra Est e Ovest, che hanno spalancato la porta della guerra – e come se non ci fosse un dopo, come se la causa ucraina fosse un qualcosa di assoluto, che prescinde da ogni altra preoccupazione e da considerazioni circa la tenuta sociale ed economica dell’Europa e circa la ricostruzione di un quadro di sicurezza in Europa.

Se questo è esattamente il tipo di scenario perseguito con tenacia da alcuni ambienti della classe dirigente americana, non sembra essere però sostenibile a lungo non solo in relazione alle sorti del conflitto ma anche in relazione alla necessità dell’Europa di sapersi definire in modo autonomo e indipendente come parte dell’Occidente. Sempre più si avverte la necessità per l’Unione Europea di mostrarsi capace di comportarsi da protagonista rispetto ai nuovi equilibri che si stanno definendo a livello internazionale. Lo si sarebbe dovuto fare già molto prima, ad esempio durante i decenni delle guerre degli Stati Uniti nel Grande Medio Oriente. Invasioni e occupazioni fatte da un Paese lontano a territori vicini all’Europa che, come si può constatare adesso, hanno sortito gli effetti opposti a quelli voluti, e stanno spingendo praticamente l’intera sponda Sud del Mediterraneo verso i BRICS. In questa prospettiva appare strategico l’ingente investimento annunciato nei giorni scorsi dall’Eni in Egitto, che sarà il primo Paese mediterraneo ad aderire al Coordinamento BRICS a partire dal prossimo primo gennaio, consolidando come non mai le relazioni tra Roma e il Cairo.

Una analoga capacità di iniziativa serve però anche verso la Russia. Sarà sicuramente un puro caso, ma nello stesso giorno in cui la ministra degli esteri francese Catherine Colonna su Le Monde poneva la questione all’Unione Europea di saper guardare oltre il conflitto in Ucraina, perché la Russia è stata e sarà una parte significativa dellEuropa, partiva la bordata di Repubblica sulle relazioni italo-francesi con l’intervista di Amato su Ustica.

Nonostante il fatto che la ministra degli esteri di Macron non abbia fatto altro che ricordare due cose ovvie: che la Russia continuerà ad esistere dopo la fine della guerra in Ucraina e che la storia e la geografia mostrano che gran parte della Russia si trova in Europa. E ieri Papa Francesco nella conferenza stampa di ritorno dalla Mongolia  ha anche ricordato all’opinione pubblica internazionale il valore della cultura russa in funzione del dialogo, una grandezza che non si può cancellare per problemi politici.

E anche, in termini di sicurezza in Europa, l’argomento Russia è ineludibile per l’Unione Europea. Il fatto che il capo di quella che è pur sempre la più grande potenza diplomatica europea, inviti a trovare le modalità per collaborare con la Russia per ripristinare una forte architettura di sicurezza in Europa, costituisce un segnale politico forte, rivelatore della spinta ad affermare un’Europa capace di esprimere una propria originale sintesi nell’interpretare le ragioni e gli obiettivi dell’alleanza atlantica, anche per non lasciare ancora alla Polonia e ai Baltici la guida della politica estera europea. Ma soprattutto una visione europea della Russia che sappia anche guardare oltre il conflitto in corso e oltre il fatto che in questa circostanza la Russia è il Paese invasore, riconoscendo che la Russia, come qualsiasi altro grande stato, è più dei suoi errori contingenti, contribuisce a creare le condizioni di una Europa capace di autonoma iniziativa nel nuovo quadro internazionale multipolare.