Da decenni in Italia ci si imbatte su questioni di giustizia. La questione è una domanda che va posta e di cui si attende con pazienza una risposta da non poco tempo.
Il Paese e le questioni di giustizia
Ci sono questioni di ogni ordine e tipo. Il punto non è proprio una questione di lana caprina ed ha avuto a monte mille questioni pregiudiziali. In campo potrebbero mettersi altri motivi di questione come quella di fiducia tra le istituzioni, d’onore della magistratura, sociale per la tutela delle ragioni del popolo, di principio per uno scontro inammissibile tra poteri istituzionali, morale e di principio per la parte che si sente ingiustamente attaccata dall’altra mettendo in discussione trasparenza e imparzialità. Infine potrebbe chiamarsi in appello una questione di filling che da tempo non coniuga in positivo politica e magistratura. Alla fine, tragicamente, si dovrà attendere l’esito di un referendum confermativo per sapere se la riforma Nordio, appena approvata anche in Senato, avrà corso o meno.
La palla al referendum confermativo
Sembra che nella storia della nostra Repubblica, degli 83 referendum nazionali, solo due di essi sono stati confermativi in tema di riforma elettorale e quella di riforma costituzionale di D’Alema. La richiesta di questo referendum può essere avanzata da 1/5 dei membri del Parlamento, da 500.000 elettori o da 5 Consigli regionali. Senza cadere nel tecnicismo, i numeri della approvazione della legge Nordio dicono che non ce ne sono stati a sufficienza perché possa entrare in vigore subito e così il ricorso al referendum per via parlamentare.
Il ponte di Messina e la Corte dei Conti
Su un fronte parallelo il ponte di Messina costituisce uno dei passaggi chiave per il governo, il transito per dichiarare una delle vittorie in programma. La Corte dei Conti ha eccepito dei rilievi e l’iniziale reazione del Governo è stata inviperita per poi sfumare i toni immaginando forse una più lenta cottura a vapore della faccenda. Nella lingua spagnola “cortar” sta per tagliare e Salvini teme appunto che una sorta di corte marziale voglia tagliare, fare a pezzi il progetto di una realizzazione che porterebbe per sempre la sua egida. In questo modo non sarebbe più la bella storia d’amore rappresentata nei Ponti di Madison County ma ponti tibetani di non agevole percorrenza.
Lo cunto de li cunti
La Corte ha detto la sua e non è stata proprio una bella favola raccontata alla Meloni e Salvini. A proposito di storie ci sono quelle del Pentamerone de “Lo cunto de li cunti” che è una raccolta di fiabe scritte da tal Antonio Basile che si anagrammava originalmente come Gian Alesio Abbattutis.
Le osservazioni della magistratura contabile si sono appunto abbattute rovinando un momento di euforia per il successo di Nordio in Parlamento. La penna dell’autore napoletano, dalle parti del 1600, ci dice della principessa Zoza, ( “schifezza” per chi non fosse pratico di quel dialetto), che non riesce più a ridere. Le riesce solo un giornoquando vede una vecchia inciampare a terra. Questa si vendicherà con un incantesimo per cuiZoza potrà sposarsi con il principe Tadeo solo se riuscirà a riempire con le lacrime ben tre anfore, così resuscitandolo da un sonno pari a morte apparente. Può darsi che anche Salvini riuscirà nei suoi intenti dopo sforzi e patimenti che gli riporteranno gioia e felicità.
Due racconti evocativi di Basile
Secoli dopo Benedetto Croce rimise le mani sul lavoro di Basile assegnandogli una dignità ed un calibro di tutto rispetto. Può darsi che in futuro che l’eventuale Ponte di Messina, passato per le maglie strette di leggi e provvedimenti, potrà essere valutato con la qualificazione e l’obiettività che merita.
Tra i racconti del Pentamerone di Basile ce ne sono un paio dal titolo evocativo, “Il catenaccio” e “La Superbia castigata”. L’opposizione ha fatto e farà del catenaccio per far saltare il progetto di giustizia disegnata dal Governo e può darsi che la superbia in mano agli uno o agli altri verrà castigata. Tra Marzo ed Aprile del prossimo anno ne sapremo qualcosa di più.

