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domenica, Febbraio 23, 2025
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Nuovo vocabolario | La “moderanzia” di Leon Battista Alberti e gli “armocreativi”.

A differenza della moderazione, che si limita a evitare gli eccessi, la “moderanzia” albertiana è un principio dinamico e creativo. Quanti la praticano cercano la forza dell’armonia. Un nuovo Marcuse li eleggerebbe ad “armocreativi”.

Caro Direttore,

dopo molto tempo, mi permetto di scriverle per riflettere insieme su un termine di matrice umanistica, in effetti poco noto ma di straordinaria attualità: “moderanzia”. Se la parola richiama alla mente la più comune “moderazione, ormai negletta nel linguaggio dei cattolici progressisti, è bene chiarire subito che il suo significato è ben più ricco e complesso. Leon Battista Alberti la utilizzava non solo per indicare equilibrio o contenimento, ma per esprimere un’arte del vivere guidata dalla misura attiva, creativa e razionale, capace di ordinare la vita e il mondo in modo armonioso.

A differenza della moderazione, che si limita a evitare gli eccessi, la moderanzia albertiana è un principio dinamico e creativo, una sapienza pratica che plasma la realtà con intelligenza e sensibilità. È un’abilità di spirito che si manifesta o si dovrebbe manifestare non solo in ambito personale, ma anche nella dimensione della vita collettiva, dall’arte all’architettura, dall’economia all’etica pubblica. Potremmo definirla come una virtù di tipo umanistico-rinascimentale che unisce etica, estetica e pragmatismo per creare un mondo più bello e giusto.

Ebbene, viene naturale chiedersi: chi pratica oggi questa moderanzia? E come chiamare coloro che operano cercando armonia e misura in ogni aspetto della loro esistenza, a che in quello politico? Dopo lunga riflessione, la risposta che mi è sembrata più appropriata è: “armocreativi”.

Gli armocreativi non si limitano a evitare gli eccessi o a mantenere un equilibrio statico. Al contrario, sono artefici attivi e creativi, capaci di trasformare il mondo secondo criteri di ordine, proporzione e bellezza, coniugando ragione, emozione e tecnica. Sono coloro che cercano l’armonia senza rinunciare al dinamismo dell’innovazione, che costruiscono ponti tra passato e futuro, tradizione e progresso.

Impossibile non pensare al potenziale critico e liberatorio di questa visione. Se avessimo ancora un Herbert Marcuse tra noi, credo che saprebbe interpretare gli armocreativi come una forza di resistenza e trasformazione collettiva, un’alternativa alla razionalità tecnocratica e oppressiva della società contemporanea. Per Marcuse, infatti, la creatività non è solo espressione individuale, ma un principio di liberazione dalle strutture alienanti del potere economico e politico.

Immagino già il titolo di un’opera che potrebbe nascere da questa suggestione: “L’armocreativo: estetica e liberazione”, un dialogo ideale tra Leon Battista Alberti e l’utopia critica del Novecento. Un libro che ci aiuterebbe a riscoprire la potenza rivoluzionaria della bellezza e a immaginare un mondo in cui l’equilibrio creativo non è solo un principio estetico, ma un progetto politico e culturale.

In un’epoca di polarizzazioni estreme e urla scomposte, la riscoperta della moderanzia e l’emergere degli armocreativi potrebbero offrire una via d’uscita dall’impasse culturale ed etica in cui sembriamo intrappolati. Una nuova misura, dinamica e creativa, per ritrovare la bellezza dell’umano e l’armonia della convivenza civile.

Grazie per l’attenzione e lo spazio che vorrà dedicare a questi pensieri a ruota libera.

Con stima, a presto.