L’autore prende spunto da all’articolo del nostro Direttore Lucio D’Ubaldo, pubblicato su queste pagine, il 30 marzo 2019 intitolato: “Al centro, per battere la politica di sola andata”. L’articolo è leggibile qui
La politica di “sola andata” è ben conosciuta dai cosiddetti managers di successo, che nel contratto hanno convenienti stock options (ovvero benefits di vario genere) ed una elevata indennità di buona uscita. Per loro il successo si misura nel breve periodo, come, per il politico di turno, quando intercorrono pochi mesi tra un’elezione e l’altra con relativa campagna elettorale.
Un manager è valutato bravo dai soci e dai datori di lavoro se già fa utili nei giorni successivi alla sua nomina, e presenta il primo bilancio trimestrale con tutti gli indicatori economici e finanziari in forte crescita. Da esperto sa bene che gli investimenti a lungo raggio in macchinari ed impianti, in particolare quelli a tecnologia avanzata, sono costosi ed assorbono molta liquidità, e creano profitti solo nel medio/lungo periodo. Sono quindi da rimandare. I profitti si devono vedere subito, come i voti per i nostri politici di successo: servono oggi, non domani. Quindi niente investimenti fissi. Altrettanto rischioso risulta sostenere spese in ricerca e sviluppo, senza la certezza di immediati guadagni e di reazioni positive del mercato: possono aspettare. Anche la formazione professionale è una via piuttosto costosa da percorrere, dati gli esiti incerti: la persona ben informata è molto ricercata dal mercato del lavoro, e trova facilmente altre opportunità. Investimento sprecato.
Una riduzione dell’utile farebbe perdere rapidamente il consenso dei soci, ansiosi di incassare subito; proprio come quegli elettori cui è stata promessa l’assunzione ora, non domani.
Il nostro manager si vede costretto a rivedere la politica dell’ufficio acquisti: deve risparmiare comprando al massimo ribasso, a discapito della qualità della merce. Il bilancio semestrale ci guadagna, la borsa ne prende atto. Il voto assembleare è importante, i soci sembrano soddisfatti e il manager è al settimo cielo. Visto che il logo aziendale gode di buona salute, tanto vale incrementare l’utile tagliando le spese di marketing e pubblicità: si può inoltre soddisfare la richiesta di nuove assunzioni, i soci sono d’accordo.
Tutto sembrerebbe andare per il meglio, se non fosse che i computers cominciano a registrare dati negativi sulle vendite, i prodotti sempre più scadenti non reggono la concorrenza dei rivali europei che nel frattempo hanno saputo investire in innovazione, formazione, marketing. La domanda è in caduta libera, il bilancio è in rosso, i soci sempre più irritati convocano il nostro manager: ma lui non c’è. Dopo aver intascato le stock options, alla stazione ha acquistato un biglietto di sola andata.
La vicenda del bravo manager può offrire spunti di riflessione sulle analogie con certi politici nello scenario attuale, alla perenne ricerca di facili consensi e di soluzioni populiste per compiacere al proprio elettorato. Il Paese meriterebbe di meglio.