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mercoledì, 26 Novembre, 2025
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Ora è certo, la sinistra sarà radicale e populista

Il voto regionale conferma un’identità compatta, massimalista e lontana dal tradizionale centrosinistra moderato.

La coalizione e il progetto politico

Ci sono delle vicende elettorali che possono confermare o bloccare un progetto politico. Nel caso specifico, parliamo del profilo e dell’identità della coalizione di sinistra e progressista alternativa al centrodestra. E il voto della Campania e della Puglia, oltre alle precedenti consultazioni regionali, ha confermato — per chi non l’avesse ancora compreso — che il profilo della coalizione guidata dalle sinistre italiane avrà un forte e marcato accento radicale, massimalista, estremista e populista.

Non è il centrosinistra

Del resto, si deve dare atto alla segretaria nazionale del PD, Elly Schlein, di aver avuto ragione, al di là della sua provenienza politica: cioè da una sinistra radicale, massimalista e fortemente movimentista. Ma, al di là di questo dato biografico, non possiamo non ricordare — per onestà intellettuale — che proprio la segretaria del PD ha costruito e consolidato una coalizione forte, coesa, omogenea, granitica e coerente sotto il versante politico, culturale, valoriale e programmatico.

È una coalizione lontana, molto lontana, dal tradizionale centrosinistra, ma tuttavia rappresenta con rara coerenza e trasparenza l’universo politico e culturale della sinistra italiana.

Le quattro sinistre al comando

Certo, esiste anche il cosiddetto centro riformista e moderato ma, com’è evidente a tutti — almeno a quelli che non ragionano secondo la visuale propagandistica e ipocrita — si tratta di una presenza del tutto aleatoria e non destinata affatto a condizionare il progetto politico complessivo della coalizione. Che, soprattutto dopo questi risultati, è saldamente guidata e governata dalle quattro sinistre al comando.

E cioè:

  • la sinistra radicale e massimalista della Schlein;
  • quella populista e demagogica dei 5 Stelle di Conte;
  • la versione estremista e ideologica del trio Fratoianni/Bonelli/Salis;
  • la piazza classista e pan-sindacale della CGIL di Landini.

E proprio il recente voto regionale ha rafforzato — al di là dell’esito scontato di chi ha vinto e di chi ha perso nei vari territori — questa vocazione cara a tutti i principali leader e capi della sinistra nelle sue diverse e multiformi espressioni. Del resto, la stessa presenza centrista nella coalizione di sinistra e progressista si presenta molto frammentata e quasi polverizzata: fatta da capi di partiti personali e personaggi che si candidano alla guida di movimenti tendenzialmente autoreferenziali.

La torsione imposta dalla Schlein

Comunque sia, si deve dare atto a Elly Schlein, leader del principale partito della sinistra italiana e degna erede della storica filiera politica e culturale PCI/PDS/DS/PD, di aver saputo imprimere una torsione politica e progettuale chiara e inequivocabile al suo partito e, di conseguenza, a tutta la coalizione di riferimento.

Un’operazione politica frutto di rara coerenza e anche conseguenza di una testardaggine trasparente, lineare e seria.

Una identità ormai definita

D’ora in poi, quindi — e al di là dei quotidiani piagnistei dei mille rivoli dei cosiddetti “riformisti”, dentro e fuori il PD — la strategia, il profilo, la natura, l’identità e il progetto della coalizione di sinistra e progressista sono molto più chiari e senza contraddizioni.

E attorno a questa piattaforma politica, culturale, valoriale e programmatica può partire adesso il confronto/scontro con il centrodestra in vista delle prossime elezioni politiche della primavera del 2027.