Il rischio di “grida nel deserto” è molto alto. Conforta il severo monito del Papa a riguardo della violenza contro le donne. Serve gettare un secchio d’acqua gelata addosso a un Paese addormentato.
La redazione de “Il Domani d’Italia” accoglie volentieri questo contributo, anche per i consolidati rapporti d’amicizia con l’autrice, ma desidera confermare l’indirizzo finora espresso a favore della riconferma di Sergio Mattarella.
Elisabetta Campus
Come era logico supporre quando ormai manca poco alla convocazione dei grandi elettori al voto per il Quirinale, le donne nel Paese provano a far sentire la loro voce. Ma la questione è se la politica fatta dai decisori delle candidature sia in ascolto o quanto meno abbia l’intenzione di farlo: perché il rischio di “grida nel deserto” è molto alto.
Un po’ onestamente per cattiva volontà dei decisori ( quei 4/5 capi di partito che decideranno la rosa dei nomi) che nella candidatura femminile vedono ancora e solo la riserva per sparigliare i giochi di potere e non una vera risorsa per il Paese e un po’ per la mancanza di amplificazione nel dibattito pubblico delle istanze delle donne. Alla prima si può tentare di porre rimedio, ma per la seconda ci vuole uno scatto nella cultura del Paese, che al momento non si vede all’orizzonte. Eppure proprio su questo secondo punto bisognerebbe investire per far sì che le petizioni non restino mute.
Incoraggia l’assist di Papa Francesco sulla violenza alle donne come violenza diretta a Dio che cerca di scuotere le coscienze e le anime non solo dei cattolici sul concetto di violenza/sopraffazione dell’altro/a, che nessuna differenza di genere o di età può legittimare. Ma cade su un Paese addormentato e sonnacchioso se a meno di 24 ore un uomo uccide il figlio e tenta di ucciderne la madre. Una patologia, certo, ma è destinato ad essere il primo di un elenco di femminicidi di questo 2022, perché non c’è stato lo sdegno collettivo del Paese nel dire a voce alta: “Ora basta!”. Per questo serve una candidatura femminile affinché, come un secchio di acqua gelata versata in faccia all’addormentato Paese, si possa dire quell’«ora basta!» che ci serve in questo momento: per le donne, per i lavoratori, per i giovani, per le imprese, per noi tutti.