Il Bertoldo
Ci siamo. Finalmente il movimento populista per eccellenza, demagogico e anti politico dei 5 Stelle sta trovando una perfetta coincidenza con il partito radicale, libertario e massimalista della sinistra a guida Schlein. La conferma arriva dai piccoli comizi che si svolgono qua e là nella periferia italiana in vista del prossimo turno amministrativo. Del resto, era un esito già scritto. Quando c’è un comune quadro valoriale e culturale, è del tutto naturale che poi si stringa anche una alleanza politica. Certo, restano – per i soliti gonzi dei rispettivi partiti – i posizionamenti tattici da conservare, i distinguo, sempre più sottili, da mantenere e le rendite di posizione da salvaguardare. Ma ormai il dado è tratto, come si suol dire. E già alle prossime elezioni regionali vedremo la consacrazione di questo strano miscuglio populista, anti politico, libertario ed estremista.
Detto questo, e dandolo per scontato, si tratta adesso di capire che cosa c’entrano con tutto ciò alcune categorie politiche. Le elenco per evitare di creare equivoci e fraintendimenti: il Centro; i cattolici popolari e sociali; l’area riformista; la galassia moderata e, dulcis in fundo, gli ex democristiani. Mi fermo qui per arrivare ad una semplice e banale conclusione: e cioè, finalmente si apre una fase politica fatta di chiarezza, di trasparenza e forse anche di intransigenza morale, culturale e politica. I nodi saranno definitivamente sciolti. E, sotto questo profilo – e lo dico senza alcuno spirito polemico o caricatura personale – il “nuovo corso” della Schlein è quantomai utile e necessario per tutti. Per la semplice ragione che ha archiviato definitivamente il progetto iniziale, e storico, del Partito democratico per dar vita ad una nuova fase. Che, com’è evidente anche ai qualunquisti e ai passanti per strada, è radicalmente diversa da quella disegnata dai padri fondatori di quel partito. E questo al netto dell’ipocrisia recitata da tutti coloro che debbono comprensibilmente giustificare la propria presenza – per motivi di potere personale o di corrente o di semplice convenienza – nel Pd definendolo, come dice Luigi Zanda, una “casa aperta a tutte le culture politiche”.
Insomma, e finalmente, si apre una nuova fase della politica italiana. Si sperimenta, per citare il grande Enzo Jannacci, un “amore di contrabbando”. E di questo dobbiamo rivolgere un semplice ma gigantesco grazie a Elly Schlein e anche, ma in minor misura, al principe del trasformismo politico italiano, cioè il capo dei populisti Giuseppe Conte.