Pensiamo ai giovani e alle donne contemplando nuove scelte

Chiederemo ai giovani di riempire le culle, ma basteranno gli incentivi economici? In realtà occorre che si dedichi più attenzione ai diritti delle donne. Di seguito riportiamo la parte conclusiva della tradizionale newsletter dell’autrice.

 

Mariapia Garavaglia

 

[…]

Alla scuola che non riesce a ‘costruire’ personalità da cittadini consapevoli segue il deserto del lavoro. Ci saranno giovani competenti, qualificati che trovano occupazioni in settori di sviluppo del Paese e giovani che si adattano a tutto e basta vederli scorrazzare per le vie della città con i contenitori del cibo porta a porta. I giovani per anagrafe arrivano dopo gli adulti e non possono essere imputabili di non conoscere e di non esercitare quanto gli adulti non sanno o non vogliono trasmettere. Come possono essere curiosi di una storia che non conoscono: il 25 aprile, il 2 giugno, la rivoluzione d’ottobre o la Shoah, ma anche gli indirizzi che possono facilitare le loro scelte future nella vita e nel lavoro. Qualche anima bella pensa di portare il voto ai sedicenni; si è già scelto di uniformare il voto a diciotto anni per eleggere Camera e Senato. Analizziamo la frequenza al voto degli ultimi anni: la percentuale più alta degli astenuti riguarda i giovani fino ai 35 anni. Perché?

 

Se i social sono le piazze moderne e la politica ne fa uso, forse bisognerebbe promuoverne un uso che qualifica i messaggi, ed evitare gli abusi con informazioni corrette e convincenti. I giovani di oggi sono i destinatari del futuro che costruiranno anche per chi, già adulto (generazione B) si incammina verso la vecchiaia: dovranno garantirci servizi sanitari e pensioni. Qui i problemi si aggrovigliano e non tocca a loro scioglierli, perché la Costituzione prevede che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…” (art. 3).

 

Chiederemo loro di riempire le culle, ma come? Si potranno offrire incentivi economici ma una volta di più pensiamo che basti? In realtà bisogna dedicare particolare attenzione ai diritti delle donne. Se la maternità ha valore sociale non può essere affidata solo alla responsabilità della donna che se diventa madre interrompe la carriera e quindi anche la contribuzione per la pensione. I figli sono un dono affettivo ma anche un grande valore comunitario cui la Repubblica deve prioritariamente dedicarsi per rimuovere tutte le cause di difficoltà, prima perché vengano alla luce e poi siano integrati nella società come cittadini consapevoli dei propri diritti inviolabili e, parimenti, “dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” art.2.

 

La Festa della Mamma è quindi una festa civile: in famiglia per gioirne, se si può, ma magari anche in un consiglio dei ministri convocato ad hoc per programmare in modo diverso l’aiuto a riempire le culle. Anche gli enti locali hanno competenza e responsabilità nei servizi sociali – asili nido, scuola dell’infanzia, ecc. Ci saranno elezioni in molti comuni il 14 e 15 maggio. Votiamo donna! Chissà mai che i problemi di giovani e di famiglia, essendo quotidianamente sperimentati, siano meglio governati.