Da quando sono comparse le “sardine” sulla scena politica, nel Paese abbiamo cominciato a ragionare sul peso politico in termini di numeri. Numeri di piazze piene, in progressione geometrica, numeri che certificano la presenza di testate giornalistiche accreditate, numeri di gente in movimento per riempire le piazze. Un po’ meno, per non dire quasi niente, sui contenuti politici delle proposte. Ora questo del “riempire le piazze” di per se non è male in politica poiché è anche espressione tangibile del livello di partecipazione alla vita politica dei cittadini, ma è una partecipazione di presenza legato al quel preciso evento, che ci pone anche un interrogativo. Perché misuriamo, in questi tempi, il peso politico del contenuto della proposta sulla base dei numeri di coloro che vi partecipano? Da quando abbiamo cominciato a pensare che numero = peso politico sia un unico fattore di misura quando in realtà sono due e pure ben distinti fattori?  Questo processo (riempio le piazze=conto in politica) è cominciato con le piazze virtuali del movimento 5S, quando le piazze fisiche si sono svuotate e si sono trasferite sul web. Di questa ubriacatura di piazza siamo stati tutti consapevoli ed in un certo modo felici, perché il mondo politico è trasferito nel virtuale avendo lasciato nella realtà fisica, i Parlamentari e le Istituzioni.

Ma l’uomo è homo socialis e non può certo venire meno a questa sua esigenza, di tal che rivedersi fisicamente è diventato impellente ed importante. E sono tornate le piazze nel nuovo modo in cui è possibile abitarle. Come nei rave party dei giovani: all’improvviso ognuno per sé o per gruppo per un evento che dura lo spazio di una notte e poi ognuno a casa sua in attesa del prossimo rave party.  Solo che noi, in questo modo, stiamo facendo politica e vogliamo amministrare il Paese, con norme, leggi e finanze, e questa azione di pancia non fa bene al nostro Paese; dovremmo fermarci quel tanto di tempo per pensare, prima della prossima piazza, mentre ci contiamo ma non ancora ci pesiamo.