Politica, tempi nuovi si annunciano? La sfida coinvolge la galassia del cattolicesimo democratico e popolare.

Politica, tempi nuovi si annunciano? La sfida coinvolge la galassia del cattolicesimo democratico e popolare.

 

Non si tratta di evocare le celebri parole di Aldo Moro pronunciate nel lontano 21 novembre 1968: Tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai”. È inutile fare paragoni storici, politici e culturali con il passato. Tuttavia, dopo la sbornia populista si apre una fase politica nuova e diversa. Dunque, quale sarà la futura ricomposizione della geografia politica italiana?

 

Giorgio Merlo

 

Dunque, siamo alla vigilia di quella che molti opinionisti definiscono la “scomposizione per una nuova ricomposizione” del quadro politico. Un cambiamento che, appena eletto il nuovo Presidente della Repubblica”, prenderà il largo. E questo non solo perchè è un dato di fatto abbastanza oggettivo in questo particolare momento storico, ma per il semplice motivo che nuovi protagonisti e nuovi soggetti politici saranno in campo in vista delle prossime elezioni generali. Che, come quasi tutti pensano, saranno nel 2023. Il tutto per poter garantire ancora un anno di stipendio e relativa maturazione del vitalizio ad un esercito di parlamentari che o non hanno un lavoro fisso o hanno la certezza matematica di non rientrare più nei palazzi del potere per ovvie motivazioni: la massiccia riduzione dei deputati e dei senatori da un lato e il secco ridimensionamento elettorale di alcuni partiti dall’altro. A cominciare, soprattutto, dal partito dei 5 stelle.

 

Ma, al di là di questa considerazione – che ormai non fa neanche più notizia – quello che conta rilevare è che tutti i sondaggi che vengono attualmente sfornati, oltre ad essere del tutto precari, sono anche privi di significato perchè fanno i conti con un panorama politico che quasi sicuramente non sarà quello che si presenterà di fronte agli elettori all’inizio del 2023. Ce lo ha confermato nei giorni scorsi lo stesso simpatico Pagnoncelli – l’unico sondaggista che continua a dare con indefessa certezza l’aumento costante del Pd rispetto a tutti gli altri partiti – che ci ha sostanzialmente detto che, al di là della solita primogenitura del Pd, manca all’appello il ruolo politico e il peso elettorale del futuro “centro” per poter avere un sondaggio credibile ed affidabile. O “lista” di centro o “partito di centro” che sia. Cioè, la presenza di una aggregazione di “centro” cambierà, di molto o di poco lo verificheremo solo a urne scrutinate, la geografia politica italiana. Di qui la precarietà e la fragilità degli attuali sondaggi.

 

Ora, però, è proprio su questa “scomposizione/ricomposizione” del quadro politico con cui occorrerà fare i conti. Certo, non si tratta di evocare le celebri parole di Aldo Moro pronunciate alla vigilia di un altro grande cambiamento che ha caratterizzato il nostro paese nella sua lunga storia democratica e repubblicana. Mi riferisco ad un passaggio dell’intervento di Moro ad un Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana nel lontano novembre 1968 quando diceva che “tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai”. Come ovvio, non possiamo fare paragoni storici, politici e culturali con le grandi fasi politiche del passato e i leader che le incarnavano con la pochezza dell’attuale classe dirigente e la politica ridotta a mercanteggiamento continuo condita da trasformismo parlamentare e opportunismo politico. Ma è evidente che dopo la sbornia populista, demagogica, anti politica e giustizialista rappresentata quasi esclusivamente dai 5 stelle, si apre una fase politica nuova e diversa. Nessuno, ad oggi, riesce ad individuare come e con quali modalità concrete si incanalerà la futura ricomposizione della geografia politica italiana. Ma forse, e questa è la proposta modesta, umile ma non priva di significato, si tratta di contribuire attivamente a scrivere una pagina che potrà risultare importante, se non addirittura decisiva, in vista della prospettiva del nostro sistema politico. E, forse, anche della qualità della nostra democrazia. Nonchè della nostra cultura cattolico popolare e sociale.

 

Ecco perché, forse per la prima volta, anche Pagnoncelli ha azzeccato una previsione. Tanto vale percorrerla sino in fondo.