Arnaldo Pomodoro è scomparso ieri, nella sua casa di Milano, alla vigilia del 99° compleanno. Un’icona della scultura contemporanea, celebre per le sue sfere in bronzo che catturano l’attenzione e la mente, invitandoci a riflettere sull’interiorità e sul senso ultimo delle cose .
“Una delle voci più autorevoli, lucide e visionarie”
Così Carlotta Montebello, direttrice generale della Fondazione Pomodoro, ha ricordato il Maestro:
“Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Il Maestro lascia un’eredità immensa” .
Questa dichiarazione, impeccabile nella misura e nella forza, suggerisce un’eredità non solo estetica, ma intellettuale e spirituale.
Le sfere: simboli di fragilità e profondità
Le famose Sfera con sfera, illuminate dalla superficie levigata e dalle crepe che svelano dettagli interni, incarnano la tensione tra luce e ombra, tra perfezione esteriore e complessità interiore. “Le sue sfere ferite ci parlano ancora oggi di fragilità e complessità dell’umano e del mondo”, ha osservato il ministro della Cultura Alessandro Giuli .
Pomodoro ha saputo tradurre il senso del sacro in opere con finalità liturgiche: altari e croci per Sant’Anna a Sciara e per Padre Pio a San Giovanni Rotondo. In queste sculture, il bronzo inciso non è mai puramente decorativo, ma carico di riferimenti spirituali, dolore e speranza intessuti insieme.
Arte e spiritualità senza retorica
Più che maestro di estetica, Pomodoro era filosofo-materiale, un demiurgo che operava nel dialogo tra pieno e vuoto, superficie e struttura nascosta. Le sue sculture sono portali verso una dimensione trascendente, strumenti che inducono lo spettatore a fermarsi davanti all’invisibile.
La Fondazione continuerà a preservare l’opera e lo spirito di Pomodoro, conmostre, ricerche e iniziative rivolte ai giovani, nell’intento di trasmettere una visione dell’arte come ricerca di senso, intreccio tra materia e anima .