Popolari 101

Celebriamo oggi il centunesimo anniversario dell’appello di Luigi Sturzo a tutti gli uomini Liberi e Forti.

101 e sei decimi come i deputati che i Popolari matematicamente avrebbero dovuto conquistare rispetto a 1.178.473 di voti su 5 milioni e mezzo di votanti. Furono invece 100 rispetto ai 410 candidati. Non si presentarono in 3 circoscrizioni: Chieti Potenza e Aquila. Il successo sorprese anche Sturzo di fronte a così tanti voti e troppi seggi.

Chi rilegge oggi gli scritti politici di Luigi Sturzo riesce ad immergersi nella storia del nostro Paese per la profondità del pensiero, la lucidità della analisi, le indicazioni prospettiche. Oggi come allora il Parlamento vive una crisi profonda. Scrive Sturzo “è stata sottratta al Parlamento quasi tutta la tumultuosa legislazione, fatta con decreti legge”; e ancora ”questo Parlamento deve essere rifatto da un lavacro elettorale, che non può lasciare permanere le torbide acque del personalismo politico; abbiamo bisogno di elevare il corpo elettorale dalla pressione elettorale alla concezione delle idee e dei partiti”.

La legge elettorale appariva dunque a Sturzo il mezzo per ridare vigore al Parlamento. E c’era bisogno di un partito nuovo, avente da sè stesso forza di organizzazione, luce programmata ed energia combattiva. Oggi forse siamo nella stessa situazione del 1919. Solo che non viviamo i tormenti del mito della “vittoria mutilata” della prima guerra mondiale, ma le ferite della guerra finanziaria globale, con le macerie degli apparati industriali, dei risparmi distrutti, della disoccupazione crescente.

Come non guardare alla correlazione nel pensiero sturziano tra politica interna e politica estera! Sturzo anticipa la diagnosi sui totalitarismi di ogni tipo senza distinzione. La forza del Partito Popolare è stato il suo programma innovativo fondato sulle libertà, sulla organicità e sulla giustizia, in contrapposizione allo Stato liberale accentratore in cui i ceti medi cercavano spazio di rappresentanza.

Dunque il popolarismo come risposta alla demagogia e al populismo, perché il pensiero sturziano poggia sulle comunità intermedie, sui corpi sociali, su una visione poliedrica della società. Il popolo di Sturzo non è quello di Rousseau, perché è un popolo autentico, non c’è leader o un capo, ma c’è articolazione, c’è pluralismo della società. C’è un rapporto inscindibile tra libertà e Istituzioni, perché la libertà individuale senza Istituzioni non esiste.

Merita di essere ricordato il suo appello a proseguire nella loro interezza ideali di giustizia e di libertà. Così come il suo richiamo alla riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione. Tutto questo ci riporta alle vessazioni fiscali ai processi infiniti di cui sono piene le cronache.

Come sino validi i richiami di De Rosa secondo il quale “per Sturzo ogni difesa delle istanze sociali e civili passa attraverso il ruolo fondamentale delle Istituzioni parlamentari senza le quali è facile l’attrazione verso interpretazioni populistiche-agitatorie”. Di qui il nostro rifiuto a forme di democrazia diretta che minano la democrazia parlamentare.