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venerdì, 4 Luglio, 2025
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Popolari, come superare la frammentazione. Adesso serve un ‘federatore’

Serve coraggio e visione per ricomporre l’area cattolico popolare. Basta leader “a tempo”. Il centro può tornare rilevante, se saprà ritrovare un’identità condivisa.

Un fervore positivo, ma disordinato

C’è un gran fervore, ed è indubbiamente positivo, attorno alla ricostruzione di un luogo politico centrista, riformista e di governo. Un fervore che, però, si scontra puntualmente con l’esibizionismo muscolare e il protagonismo di singoli che, purtroppo, accentuano ancor di più l’irrilevanza del centro e, con il centro, anche quella dei cattolici popolari e sociali che si riconoscono in quell’ipotetico progetto politico. E le due risposte necessarie ed indispensabili per raggiungere questo obiettivo sono semplici e al tempo stesso complesse. Serve, cioè, favorire e promuovere concretamente da un lato un processo di ricomposizione politica ed organizzativa dell’area popolare presente nel nostro Paese e, dall’altro, individuare un ‘federatore’ vero, credibile e autorevole di questo mondo che sappia unire le varie schegge e superare e battere gli inutili esibizionismi che si manifestano quotidianamente. Questi sono e restano i veri obiettivi a cui si deve, prima o poi, dare una risposta convincente a livello politico e anche organizzativo.

La triste alternativa della marginalità

Del resto, l’alternativa a questa modalità è prendere atto della dispersione e della frammentazione dell’area popolare e cattolico-sociale e ridurla a una banale appendice di qualche partito e dei rispettivi schieramenti. E non dobbiamo nemmeno stupirci se poi ci sono esponenti del tutto estranei ed esterni al centro e al cattolicesimo popolare e sociale che si prendono cura anche di come organizzare un’eventuale presenza di questo mondo all’interno delle rispettive coalizioni. L’ormai famosa “tenda” o “accampamento” di Bettini e di Renzi. Lo possiamo definire solo come un epilogo alquanto mesto e triste. Ma che, comunque sia, c’è.

 

Il nodo del federatore, oggi più che mai

Ecco perché, adesso, sarebbe opportuno concentrare l’attenzione sul profilo del ‘federatore’ di quest’area culturale senza inventare a giorni alterni federatori che durano lo spazio di un mattino perché frutto e conseguenza del proprio egocentrismo insanabile ed incommensurabile.

Siamo al bivio: coraggio o irrilevanza

Ora, e senza ulteriori approfondimenti ed equivoci, forse siamo arrivati a un bivio. Al bivio decisivo. E cioè, o c’è la volontà concreta di dar vita, mutatis mutandis, a una organizzazione politica strutturata che rilanci una politica di centro, un centro dinamico, un progetto riformista e di governo e che, al contempo, sappia anche recuperare sino in fondo il pensiero, la tradizione e la cultura del popolarismo di ispirazione cristiana per riproporlo nelle concrete dinamiche della politica italiana oppure ci si rassegna definitivamente ed irreversibilmente ad essere gregari, periferici e marginali. Perché, al fondo, questa è la posta in gioco. Ed è dalla risposta a questa duplice domanda che, come ovvio, si traduce con atteggiamenti e comportamenti alternativi, capiremo se c’è ancora la volontà per dare un futuro e una prospettiva al popolarismo di ispirazione cristiana, o se, invece, si decide – tutti insieme, al di là delle singole sfumature – di archiviare questa storica e gloriosa esperienza politica, culturale, programmatica e anche etica sotto qualche “tenda”.

Una politica del coraggio, come ci insegnava Bodrato

Forse oggi sarebbe necessaria quella “politica del coraggio” citata alcuni anni fa da Guido Bodrato ricordando il magistero politico, sociale e culturale di Carlo Donat-Cattin. Quel coraggio che è sempre necessario ed indispensabile ma che in alcuni tornanti è semplicemente decisivo e determinante.