Bisogna arginare la deriva dell’irresponsabilità e del trasformismo. La credibilità di una forza riformista, democratica e di governo, si basa proprio sulla capacità di porre uno stop definitivo ed irreversibile al degrado populista e anti politico della democrazia italiana. Urge allora mettere in campo un nuovo “preambolo” per identificare lo spazio entro cui sviluppare una iniziativa politica di centro.
Il programma, la mission e il ruolo del futuro partito di centro – che, piaccia o non piaccia ai vari detrattori su piazza, sarà presente alle prossime elezioni politiche generali del 2023 – non può che nascere nel respingimento politico, culturale e programmatico del sovranismo e, soprattutto, del populismo. Sono, queste, le due derive principali e più pericolose che minano alla radice il tessuto valoriale della nostra democrazia, che fiaccano l’azione di governo e che contribuiscono, purtroppo, anche a demolire la credibilità delle nostre istituzioni democratiche.
Ora, di fronte ad un quadro sufficientemente noto, le furbizie e i voltafaccia rischiano di sfregiare definitivamente che li promuoverà nel momento della formazione delle alleanze che si presenteranno alle elezioni. Certo, tutti sappiamo che la sinistra post comunista ha stretto un’alleanza politica con il partito populista per eccellenza della geografia politica italiana, cioè il partito di Grillo e di Conte. Individuando in quel partito, così dicono i principali protagonisti della sinistra, l’alleato strategico per dare una prospettiva progressista e democratica al nostro paese. E quindi, se non cambiano le condizioni attuali, il quadro da quelle parti è sufficientemente noto.
Sul versante del centro destra il rischio del sovranismo è sempre dietro l’angolo. Ma in quel campo le cose possono cambiare da un momento all’altro e il dibattito è quantomai aperto. Come ovvio, non possiamo mai dimenticare che la deriva e la prassi trasformistica hanno contagiato profondamente la politica italiana in quest’ultima legislatura al punto che le alleanze tra forze politiche cosiddette alternative venivano siglate nell’arco di pochi giorni senza nessun dibattito pubblico perchè il tutto era sacrificato sull’altare del consolidamento e dell’occupazione del potere. Ed è altrettanto ovvio rilevare che, di fronte ad un panorama simile, la credibilità della politica, la serietà dei politici e la trasparenza e la stessa autorevolezza dei partiti ne sono usciti semplicemente demoliti.
Ecco perchè, per tornare al tema principale, la forza di un partito di centro, riformista, democratico e innovativo, non può confondersi con queste due derive. In particolare con la sub cultura populista, demagogica, anti politica, giustizialista e manettara. Le furbizie e gli escamotage dei Calenda di turno avranno il fiato corto se da un lato sparano a zero contro i populisti dei 5 stelle e, dall’altro, pensano già a stringere accordi con gli alleati più convinti e più fedeli dei populisti, cioè la sinistra. E questo perchè la credibilità di una forza riformista, democratica e di governo si basa proprio sulla capacità di porre uno stop definitivo ed irreversibile al degrado populista e anti politico della democrazia italiana. È necessario, cioè, forse e di nuovo, stendere una sorta di “preambolo” politico – anche se i Donat-Cattin non si intravedono più all’orizzonte… – che cerchi di fermare, o almeno di frenare, la spinta populista e qualunquista del sistema politico italiano.
Ed è proprio attorno a quel “preambolo” che può consolidarsi, seriamente, una forza di centro, riformista, democratica e di governo in vista della prossima legislatura.