La vicenda elettorale russa con l’esito plebiscitario che ha confermato Putin alla guida del governo di Mosca è la dimostrazione plastica di quanto le elezioni non siano nulla di più che un indizio di democrazia, a volte un indizio anche molto debole.
Per definire “democratico” uno stato, non è affatto sufficiente che i cittadini siano periodicamente chiamati a votare, se non esiste una reale libertà e le garanzie per un suo effettivo esercizio nelle diverse forme di espressione di idee e pensieri, soprattutto di idee e pensieri in contrasto con il governo e il potere dominante. Perché si possa parlare di vera democrazia è inoltre necessario che ci sia una effettiva divisione tra i poteri dello stato, con un efficiente sistema di controlli che non lasci nell’apparato statale alcuna zona franca con profili di “intoccabilità”, ovvero un’architettura istituzionale che è agli antipodi dell’organizzazione statale russa, tutta accentrata sulla persona di Putin, con il conseguente annullamento di ogni spazio di confronto e di manifestazione del dissenso.
Una vera democrazia deve poter contare anche sull’indipendenza della magistratura e sull’autonomia delle autorità inquirenti e di polizia; sono due condizioni che – come dimostrato dalla vicenda di Navalnyj e degli altri oppositori e giornalisti scomparsi – non esistono neanche lontanamente nell’organizzazione del regime autoritario russo.
L’orrendo e inaccettabile attentato di Mosca evidenzia peraltro una fragilità che contrasta con l’immagine di forza che viene quotidianamente ostentata da Putin, con attacchi e bombardamenti contro “la martoriata Ucraina” come la chiama Papa Francesco da due anni a questa parte. Ma come sappiamo, l’ostentazione della forza militare e poliziesca diventa inevitabilmente il tratto caratteristico di ogni regime autoritario o dittatoriale che dir si voglia. Il sangue di persone innocenti, morte per il solo fatto di voler assistere ad uno spettacolo, non cancella il tanto sangue ucraino e russo generato dal conflitto e soprattutto non cancella le responsabilità politiche di chi ha scatenato quel conflitto, del regime del Cremlino e del suo principale e imbarazzante inquilino. La solidarietà per il vile attentato va data al popolo russo, ma non allo scellerato regime che rischia di insanguinare ulteriormente l’Europa.
E lasciamo la semplificazione “elezioni uguale democrazia” a chi della democrazia non sa nulla e probabilmente non è neanche attrezzato culturalmente per i ragionamenti necessari.