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martedì, 7 Ottobre, 2025
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Potere contro potere: la democrazia americana resiste a Trump

Scontro sul dispiegamento della Guardia Nazionale a Chicago: il sindaco Johnson e il governatore Pritzker sfidano apertamente l’autorità presidenziale. È la forza della democrazia americana.

È una delle immagini più potenti dell’America contemporanea: un presidente che invia  in una grande città, e uno Stato che lo porta in tribunale per difendere la propria sovranità.

Il governatore dell’Illinois, insieme alla città di Chicago, ha intentato una causa contro l’amministrazione Trump poche ore dopo che un giudice federale di Portland aveva bloccato un simile dispiegamento di truppe.

Non solo una disputa legale

La decisione di Donald Trump ha scatenato una reazione immediata delle autorità locali. “Il Presidente sta tentando di utilizzare la Guardia Nazionale per punire i suoi nemici politici”, si legge nei documenti depositati in Tribunale. “Questo piano viola la sovranità dello Stato e il suo diritto all’autogoverno.”

Il tono dei legali dell’Illinois è fermo, istituzionale, ma segnala una linea di resistenza: non è solo una disputa legale, è la riaffermazione di un principio.

Nella democrazia americana il potere non è mai assoluto.

Chicago come simbolo

A Chicago, la tensione si è accesa dopo l’ordine esecutivo firmato dal sindaco Brandon Johnson, che ha istituito le cosiddette “zone franche dall’Ice”, vietando agli agenti federali dell’immigrazione di utilizzare “proprietà municipali”.

In pratica, l’ordine vieta agli agenti federali dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement) di utilizzare:

  • uffici o strutture comunali, come edifici amministrativi, centri civici, biblioteche, scuole pubbliche, centri comunitari, ecc.;
  • aree pubbliche di competenza municipale, come parcheggi, spazi per eventi, infrastrutture gestite dal Comune;
  • banche dati o sistemi di sorveglianza cittadini (quindi anche l’uso di risorse municipali per operazioni di controllo o arresto di immigrati).

L’obiettivo politico e simbolico è chiaro: impedire che il Comune collabori materialmente con operazioni federali di deportazione o controllo migratorio, mantenendo la città in linea con la tradizione delle sanctuary cities (città santuario), dove gli organi locali non partecipano all’applicazione delle leggi federali sull’immigrazione.

L’iniziativa è stata definita dalla Casa Bianca “un disgustoso tradimento nei confronti di ogni cittadino rispettoso della legge”. In una nota ufficiale, l’ufficio presidenziale ha aggiunto: “La patetica scusa di Johnson, secondo cui far rispettare le leggi sull’immigrazione mina la fiducia della comunità, rivela la sua vera lealtà: verso i criminali predatori di immigrati clandestini, non verso le famiglie terrorizzate di Chicago.”

Ma il sindaco non ha ceduto. “La nostra città difenderà il diritto alla dignità e alla sicurezza di ogni persona,” ha replicato in conferenza stampa. “Non permetteremo che la Guardia Nazionale venga usata come strumento politico”.

Le strade di Chicago si sono riempite di manifestanti: cartelli contro Trump, cori per la libertà, una folla compatta a presidiare la sede del municipio.

La forza della democrazia americana

La Costituzione federale, nata dal compromesso tra Stati e potere centrale, mostra ancora oggi la sua solidità. Ogni volta che un presidente prova a forzare i limiti — da Nixon a Trump — il sistema reagisce. Tribunali, Stati, amministrazioni locali: tutti concorrono a mantenere l’equilibrio. Il potere esecutivo non è mai lasciato solo a se stesso.

Per questo, pur tra tensioni e polarizzazioni, la democrazia americana continua a dimostrare la propria resilienza.

La sfida lanciata da Chicago e dall’Illinois non è solo un episodio politico: è la conferma che, di fronte a un potere che tenta di imporsi, un altro potere si alza a difendere la legge.

È questa dialettica — potere contro potere — a rendere grande (e resistente) la democrazia degli Stati Uniti.