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mercoledì, 18 Giugno, 2025
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Povertà, astensionismo elettorale e fragilità democratica

Crescono povertà e disuguaglianze, i salari subiscono l’erosione dell’inflazione, cala la partecipazione elettorale. Un quadro che suscita preoccupazione e richiede risposte strutturali. È possibile un nuovo protagonismo popolare?

I numeri impietosi della povertà assoluta

L’Italia sta affrontando una crisi economica e sociale senza precedenti, con livelli di povertà che continuano a crescere. Secondo il Report statistico 2025 di Caritas Italiana, il 9,7% della popolazione vive in condizioni di povertà assoluta, pari a 5,6 milioni di persone. Il fenomeno colpisce in particolare il Mezzogiorno, dove la fragilità economica si traduce in una crescente esclusione sociale e politica.

Astensionismo e marginalità elettorale

La crisi economica ha avuto un impatto diretto sulla partecipazione elettorale. Il Sud Italia registra i tassi di astensionismo più alti del Paese, con una partecipazione al voto ben al di sotto della media nazionale.

La mancanza di fiducia nelle istituzioni e le difficoltà economiche spingono sempre più cittadini, soprattutto appartenenti ai ceti medio-bassi, a non recarsi alle urne.

Negli ultimi vent’anni, l’Italia ha perso 10 milioni di elettori, con il Sud che si configura sempre più come una “periferia elettorale”. Il tasso di affluenza nazionale, pari al 94% alle elezioni politiche del 1948 e ancora superiore al 91% nel 1992, ha iniziato a calare dello 0,5% all’anno tra il 1992 e il 2006, con un’accelerazione tra il 2006 e il 2018, quando il calo medio è stato dell’1%; tra il 2018 e il 2022 si è registrata una diminuzione di nove punti percentuali.

Salari stagnanti e “working poor”

Un altro fattore che alimenta l’esclusione sociale è la stagnazione dei salari. Tra il 2019 e il 2024, le retribuzioni reali in Italia sono diminuite del 4,4%, mentre dal 2008 al 2024 la perdita complessiva del potere d’acquisto è stata dell’8,7%.

Il fenomeno dei “working poor” è in crescita: il 30% degli occupati fatica ad arrivare a fine mese. Questo porta a una condizione di vulnerabilità che si riflette anche nella partecipazione politica e sociale.

Inclusione a metà: limiti dell’ADI

Nel 2024, il governo ha introdotto l’Assegno di Inclusione (ADI), sostituendo il Reddito di Cittadinanza. Tuttavia, la nuova misura non garantisce una piena copertura dei destinatari, lasciando fuori molte famiglie in difficoltà.

L’ADI è condizionato a requisiti stringenti e percorsi di attivazione sociale e lavorativa, ma non riesce a rispondere alle esigenze di chi vive in condizioni di estrema povertà.

Questo ha ampliato il divario sociale, aumentando il numero di persone escluse dai circuiti di sostegno.

Un’alternativa popolare e strutturale

Di fronte a una crisi così profonda, l’Italia ha bisogno di un intervento strutturale che non si limiti a un mero assistenzialismo populista, ma che punti a rendere il popolo davvero libero.

Non servono misure che generino dipendenza dallo Stato, ma politiche capaci di emancipare le persone attraverso il lavoro, l’istruzione e la partecipazione.

È necessario un modello che garantisca un salario dignitoso, investa sulla formazione, sulla creazione di impresa e su un welfare attivo, affinché chi è in difficoltà possa ritrovare autonomia e speranza.

I Popolari di Centro non possono restare spettatori del declino, né accettare di essere schiacciati da un bipolarismo che ha fallito, alimentando solo divisioni e sterili contrapposizioni. Serve una rete dei “liberi e forti”. Dobbiamo “seminare” (citazione Marco Follini) “pensando da grande partito” (citazione Lucio D’Ubaldo).

I poveri nelle parole di Papa Leone

Le parole di Papa Leone XIV risuonano con forza: “Non distogliere lo sguardo dai poveri che sono al centro del Vangelo e sono i destinatari privilegiati dell’annuncio della Buona Novella”.

La povertà non è solo una questione economica, ma un problema che mina la coesione sociale e la partecipazione democratica.