Premierato, Calenda: “La riforma del governo è pasticciata e confusa”.

Riportiamo il testo stenografico dell’intervento del leader di Azione nel dibattito di ieri, nell’Aula al Senato, sulla riforma costituzionale riguardante l’introduzione della elezione diretta del Presidente del Consiglio.

Signor Presidente, noi siamo fermamente contrari a questa riforma per tre ordini di ragioni: nel merito, nel metodo e per le conseguenze politiche che avrà.

Nel merito, di cui credo si sia parlato molto, in linea di principio mi sembra che questa riforma dica che, se un Governo va male e perde il consenso dei cittadini, il Premier è comunque blindato, nonostante tutto, qualunque cosa accada al Paese. All’inefficacia della politica si risponde, cioè, non con una politica più efficace, ma blindando la politica anche quando è inefficace. Potrei dire che basta guardarsi intorno: o siamo i più intelligenti di tutti – cosa su cui, dal punto di vista istituzionale, ho un dubbio – o forse ci dovrebbe sorgere qualche perplessità per il fatto che intorno a noi nessuno lo usa.

Si potrebbe dire che la legge elettorale che verrà associata avrà e porterà squilibri che probabilmente la renderanno anche non costituzionale, o comunque che questo è un punto delicato. Si può dire tutto questo, ma nel merito anche voi sapete che questa riforma non funziona. Sapete anche voi – o almeno una grande parte delle persone che sono in quest’Aula – che è pasticciata e confusa. Tuttavia, a mio avviso, il punto non è questo; non è questo che interessa ed forse non è il fatto più negativo.

Quello che interessa è il metodo: arrivare a un confronto frontale, sempre e comunque. Ne conoscete rischi e sapete che questo – lo abbiamo già vissuto – può portare a dolorose sconfitte. Ma il punto non è questo, a mio avviso. Il punto è spostare l’attenzione. Se 120.000 giovani se ne vanno dall’Italia; se 4 milioni di cittadini sono sotto la soglia di povertà; se si ha una situazione per la quale la scuola oggi prepara molto meno che in tutti gli altri Paesi europei, questi sono punti rilevanti, difficili e complessi da affrontare. Allora si pensa di uscirne come ne siamo usciti negli ultimi trent’anni: con una grande ordalia tra il bene e il male. Possiamo già dire cosa succederà i prossimi mesi, perché l’abbiamo già visto: diremo che, da un lato, c’è la pulsione verso tragici passati e, dall’altro lato, ci sono i traditori della volontà popolare e andremo avanti così, finché a votare rimarrà il 30 o il 35 per cento degli italiani.

Dopo le elezioni europee non mi sento di dare a nessuno consigli su come prendere il consenso. Ma mi sento di dire che il prossimo anno noi segheremo un altro pezzo del ramo su cui siamo seduti tutti insieme, cioè le istituzioni repubblicane. Lo faremo con un conflitto continuo, costante, su tutto, che non produrrà niente e al termine di tutto questo saremo tutti più deboli. Io non so se vincerete voi o se vinceremo noi, non ne ho idea; è tutto molto imprevedibile ed effimero. So, però, che più cittadini si allontaneranno dalla politica e se ne allontaneranno talmente tanti che, alla fine, il pericolo democratico sarà non la riforma in sé, ma ciò che essa provoca, ciò che il modo di portarla avanti provoca, ciò che questo modo di discutere della Costituzione provoca.

Quello che provoca è la sensazione nel Paese che in queste Aule discutiamo di cose lunari, perché sappiamo perfettamente che i poteri del Presidente del Consiglio sono enormi e le cose che non funzionano sono la pubblica amministrazione, il federalismo e la giustizia. Di questo, però, non parleremo, perché da trent’anni siamo abituati a questa ordalia, è un riflesso condizionato. Quindi, ci si insulta, faremo scene come quelle che sono successe e ne succederanno altre, che i cittadini giudicheranno riprovevoli e non ce ne importerà niente, perché il punto non è riportare i cittadini al voto. Il punto è che a votare rimangano solo le curve perché, se a votare rimangono solo le curve, quello che fai o non fai, quello che produci o non produci diventa irrilevante, perché l’unica cosa che diventa rilevante è il tifo. Il problema è che i tifosi saranno sempre meno dei cittadini e a un certo punto i cittadini ci lasceranno del tutto. (Applausi).

 

Il testo del premierato approvato ieri al Senato

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/437617.pdf