Elly Schlein sembra percorrere una strada promettente quando, osservando che le forze di opposizione insieme potrebbero avere i numeri per sconfiggere la destra, invita a superare i veti incrociati e ad aprire un dialogo politico basato su responsabilità comuni, piuttosto che su ideologie o vecchi rancori. Questo approccio potrebbe ricevere una prima conferma già alle prossime elezioni regionali, segnando un punto di svolta e indicando che, dopo i primi due anni di governo caratterizzati dalla cosiddetta “luna di miele”, anche l’attuale esecutivo potrebbe entrare in una fase discendente, come i suoi dodici predecessori. Questo confermerebbe che il vero problema del Paese è di natura costituzionale, e l’idea di un premierato, proposta dalla maggioranza, rappresenta l’ennesimo tentativo di correggere efficacemente un bicameralismo ormai paralizzante.
Il Parlamento italiano, soffocato dai continui voti di fiducia, è lo specchio di un’anomalia unica in Europa. Eppure, non mancano modelli sperimentati che potrebbero offrire soluzioni praticabili: il sistema tedesco, con la sfiducia costruttiva, che previene le crisi istituzionali innescate da imboscate parlamentari, oppure il modello francese, che bilancia due poteri legittimati, il Presidente della Repubblica e il Parlamento, creando un equilibrio di forze. Che la destra illiberale punti a soluzioni drastiche, come il premierato, non sorprende. Ma sarebbe forse più opportuno per entrambi gli schieramenti esplorare uno di questi modelli, già testati e funzionanti, piuttosto che arrivare a una riforma che rischierebbe di spaccare il Paese.
In questo contesto, torna di grande attualità l’appello alla solidarietà nazionale, ma questa volta in una forma diversa: una riforma costituzionale condivisa, senza mescolarsi con questioni di governo, in quanto uno dei principi fondamentali da consolidare è proprio l’alternanza democratica. La riforma del sistema politico dovrebbe garantire che governi diversi possano succedersi regolarmente, senza rischi di stallo o instabilità.
Ieri Sabino Cassese, sulle pagine del Corriere della Sera, ha fatto presente la necessità di affrontare con urgenza il tema della stabilità politica. Ignorare questo problema, sottolinea Cassese, potrebbe portare a una pericolosa disaffezione dell’elettorato e ad alimentare tentazioni autoritarie, facendo breccia tra i crescenti numeri dell’astensionismo.
In definitiva, il nodo della stabilità e dell’efficacia istituzionale è cruciale per il futuro del Paese. Se la classe politica non saprà individuare uno sbocco, il rischio di una deriva anti-sistema potrebbe diventare sempre più concreto, minando il cuore stesso della nostra democrazia.