Roma, 24 mar. (askanews) – Il 19 marzo 2025, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio, si è tenuta la presentazione del volume ‘A Memoria futura. Storie e paesaggi del Rione Sanità’ (edito da Mimesis). Il libro, uscito nel 2024, ripercorre la realizzazione del progetto “La Casa del Rione Sanità. Racconti di orgoglio e di giustizia sociale” cofinanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Politiche Giovanili e realizzato dall’associazione “Napoli inVita” APS-ETS in partenariato con l'”Associazione Italiana di Storia Orale – AISO” e la “LESS – Cooperativa sociale per la lotta all’esclusione sociale”.
La presentazione è stata realizzata su iniziativa dell’On. Raffaele Bruno che, nell’introduzione ai lavori ha rivelato il suo legame con il Rione Sanità di Napoli dove è nato e vissuto fino ai 30 anni come il padre ed il nonno. Al riguardo l’On. Bruno ha voluto regalare ai presenti un suo personale ricordo del nonno che, fino agli 80 anni, ha svolto il faticoso mestiere di trasportatore di ghiaccio caricando i pesanti blocchi su un carretto trainato da un cavallo. Un lavoro molto duro, svolto 365 giorni all’anno, ma attraverso il quale il nonno di Raffaele ha saputo “trasformare la sofferenza in amore”. Una storia apparentemente piccola ma – come ha detto l’On Bruno – è una delle tante storie delle persone umili che “hanno dentro una grande verità”.
E’ quindi iniziata la presentazione moderata dal docente e divulgatore storico Diego Morgera. Prima di rivolgere le domande ai curatori del libro e del progetto, Morgera ha espresso le sue personali impressioni: “Quello che colpisce una persona come me, che con la Storia non ha più molto contatto ‘di ricerca’ ma lavora con la gente e con gli studenti, è proprio questo: il lavoro sul Quartiere Sanità e sul Progetto Casa Sanità riesce a realizzare una piccola magia. È un’opera democratica nel senso più alto del termine. Nei capitoli del libro parlano studiosi serissimi, attenti a precisare le metodologie adottate, parlano i ricercatori che esplorano il quartiere con il rispetto e la curiosità dell’antropologo, parlano gli operatori sociali impegnati da anni in una lotta senza quartiere (scusate il gioco di parole) e, infine, parlano gli abitanti: coloro che il quartiere lo hanno inscritto (quasi foucaultianamente) nell’epidermide”.
Iniziando il “giro di tavolo” sollecitato dalle domande del moderatore, per primo il prof. Antonio Canovi (presidente dell’AISO) si è soffermato sull’impostazione metodologica del libro e dello stesso progetto “La Casa del Rione Sanità” – di cui è stato direttore scientifico – che ha avuto tra i principali obiettivi la formazione laboratoriale di giovani “narratori di comunità” (durata 6 mesi, attraverso esperienze sul campo e approfondimenti teorici). Si tratta di un “libro di storia orale a tutti gli effetti, come se ne vedono pochi” – ha affermato Canovi – la cui originalità sta nell’essere “polifonico” con orchestrazione “a contrappunto”, cioè un libro in cui le enunciazioni teoriche si armonizzano con le narrazioni e in cui le narrazioni sono quelle delle persone intervistate, ma anche quelle degli stessi intervistatori che hanno seguito il loro percorso formativo di “narratori di comunità”.
Metodologicamente è, quindi, un libro di storia orale perché è frutto dell’esercizio di questa disciplina, che pone l’orecchio attento alle “memorie provocate” (le “memorie che bussano”, come le ha anche qualificate Canovi). Ed è altresì un libro con approccio geostorico perché “la memoria affiora nei luoghi”, per usare ancora un’espressione di Canovi, proprio attraverso le esperienze (“geoesplorazioni”) condotte dai narratori sul territorio del Rione Sanità. Il “narratore di comunità’ – secondo l’esperienza descritta nel libro – si potrebbe quindi identificare in chi, vivendo o comunque decidendo di stare in un luogo, vuole capire dove si trova attraverso l’incontro dialogante con l’umanità presente in quello stesso luogo e, magari, vuole poi trasmettere ad altri la sua esperienza, “a memoria futura”.
Hilde Merini (consigliere di AISO) è stata, poi, sollecitata dal moderatore a parlare dell’altro prodotto del progetto “La Casa del Rione Sanità”, cioè l’archivio digitale delle fonti raccolte, di cui la stessa è “custode”. Merini, sul piano tecnico, ha evidenziato che, a fine progetto, l’archivio conteneva 80 giga di materiali multimediali (file audio o audiovideo delle interviste e relative trascrizioni, foto e altro materiale documentario, in parte pubblicato nel libro) e che lo stesso archivio non è solo “in cloud” ma anche fisicamente allocato in un server presente a “Casa Sanità”. A livello metodologico, efficacemente, Merini ha precisato che l’archivio “lungi dell’essere un luogo morto, deve essere un luogo attivo, pubblico, che vive mutandosi…un luogo in cui sporcarsi le mani con gioie e dolori”. E’ questo è possibile se l’archivio resta un archivio prodotto “dal basso”, partecipato ed aperto e se continueranno le esperienze di “riuso creativo delle fonti orali” (come è stata la storia a fumetti “Ossa” realizzata dal disegnatore Diego Miedo e presente nel libro). Infine Merini ha ricordato che l’archivio di “Casa Sanità”, opportunamente indicizzato, è entrato a far parte della “Lodovico Media Library”, creata dal Centro Interdipartimentale di Ricerca sulle Digital Humanities della Università di Modena-Reggio Emilia (DHMoRe).
La parola è, quindi, passata al Presidente dall’associazione “Napoli inVita APS-ETS”, Luigi Mingrone, chiamato dal moderatore a raccontare le prospettive di sostenibilità del progetto “La Casa del Rione Sanità”. Mingrone ha evidenziato come “Casa Sanità” è anche un luogo fisico (che è divenuta la sede operativa dell’Associazione), in via Sanità 36/A – già chiesetta, club del Calcio Napoli ed autofficina – ha osservato che questo luogo, ed il progetto descritto nel libro – come un bambino che cresce – sta imparando a camminare sulle proprie gambe.
La “Casa” sta diventando luogo di aggregazione socio-culturale popolare, con presentazione di libri, piccoli eventi musicali e teatrali, incontri con altre associazioni, ma anche luogo di svolgimento di laboratori di creatività per i più piccoli abitanti del Rione. Inoltre Napoli inVita ha realizzato due progetti a carattere cinedocumentario, in collaborazione con la Scuola di cinema dell’Accademia di Belle Arti di Napoli: una rassegna cinematografica cofinanziata dalla Film Commission della Regione Campania e un progetto volto alla realizzazione di un documentario, partendo dalle interviste di storia orale, cofinanziato dal Ministero della Cultura con i fondi del PNRR. Questa è la strada che l’Associazione vuole continuare a percorrere cogliendo le occasioni di collaborazione tra pubblico e privato sociale, con particolare attenzione agli usi creativi delle fonti storiche ed alla realizzazione di ecomusei regionali in cui possano essere valorizzati i rapporti tra la memoria e i luoghi/paesaggi.
La presentazione si è chiusa con l’intervento di Marco Mietto, progettista di “Casa Sanità” (attualmente Assessore alla Cultura del Comune di Reggio Emilia) al quale il moderatore ha chiesto quanto guardi al futuro un progetto del genere e, soprattutto: “il guardare al futuro di Casa Sanità può andare nella traiettoria di diventare paradigma e quindi di essere riproducibile”? Le considerazioni di Mietto si sono concentrate sul valore e la problematicità che, attualmente, riveste la realizzazione di un archivio digitale di dati. L’archivio di Casa Sanità – come ha sostenuto Mietto – è un “tesoro” che, nel futuro, è destinato ad aumentare il suo valore. Ma la problematicità della gestione è, e sarà, sempre più complessa. Gli archivi analogici del passato – ha continuato Mietto – erano gestiti da “persone molto particolari” (gli archivisti) che detenevano il pieno controllo sulle fonti custodite. Gli archivi digitali del presente, e ancor più quelli del futuro, sono un luogo in cui si svolge “la battaglia del potere sulle regole” da applicare per gestire i dati conservati. Ma – e questo, secondo Mietto, rende ancor più problematico il tema – quella battaglia si svolge “in un contesto di esseri umani che vivono senza regole”. In questa “pasta del futuro” il progetto e il libro presentato hanno “messo le mani’!