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Prodi solleva la questione dei moderati mentre nel Terzo Polo si litiga smoderatamente

Il Professore dice a Elly Schlein che va bene il rinnovamento, va bene anche il radicalismo su alcuni temi. Ma su altro serve "il compromesso. Anzi serve un compromesso alto".

Il Terzo Polo è in subbuglio e l’effervescenza dei riformisti dentro il Partito Democratico si placa. Un caso, forse. Ma tra i parlamentari dem viene considerato anche come la dimostrazione che “extra ecclesia nulla salus”. Non c’è salvezza fuori dal Pd, insomma. O, per usare i versi di Ivano Fossati, “non c’è più terra dove andare”. Lo dimostrerebbe l’intervista di Andrea Marcucci che, dopo aver annunciato la sua uscita dal partito, ha parlato come se la decisione fosse ancora aperta.

Il tema della tenuta degli esponenti e, soprattutto, degli elettori “moderati” è reale ed è sollevato da una voce che nel partito fa sempre rumore. “I moderati vanno recuperati”, dice Romano Prodi. E lo dice su Avvenire. La scelta del vettore del messaggio, in questo caso, è il messaggio stesso. Il Professore parla dalla casa dei cattolici, una parte importante dei moderati, per dire loro che nel Pd si possono sentire a casa. E per dire ad Elly Schlein che va bene il rinnovamento, va bene anche il radicalismo su alcuni temi. Ma su altro serve “il compromesso. Anzi serve un compromesso alto. E serve la forza di discutere sul futuro. Di dire basta alla politica del giorno per giorno. Di progettare. Di fare scelte guardando a un orizzonte lungo”. I temi su cui confrontarsi non mancano, d’altra parte: l’Ucraina, la diplomazia europea, i migranti, il welfare, l’agenda sociale. 

Gli smottamenti del Terzo Polo, tuttavia, sono osservati anche da Schlein. Con un interesse duplice e con un misto di speranza e preoccupazione. La segretaria, infatti, ha messo nel mirino le europee del 2024, vero test per saggiare l’efficacia delle scelte compiute sul partito. Da questo punto di vista, i sommovimenti del Terzo Polo rappresentano un rischio e una opportunità, viene spiegato da un alto dirigente dem. 

Da una parte, infatti, il Partito Democratico può accreditarsi sempre più come unica alternativa alla destra di governo e puntare a piazzarsi alle europee intorno al 25-30 per cento – obiettivo indicato da una fonte di primo piano del Pd – confidando anche nella fine della “luna di miele” dell’esecutivo Meloni con gli italiani. Dall’altra, però, c’è da considerare che dopo le europee andranno al voto alcune regioni importanti come Puglia ed Emilia-Romagna. E lì le alleanze serviranno, eccome. Questo il timing. Sempre che i presidenti uscenti di Puglia ed Emilia-Romagna non vogliano candidarsi a Bruxelles.

Fonte: Agenzia Italia (AGI) – 12 aprile 2023

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