Può il “controcanto” di Berlusconi al sovranismo portare a una fase nuova?

Silvio Berlusconi sta mostrando una grande vitalità. Sta svariando su temi importanti e con il chiaro intento di cogliere tutte le possibilità offerte da un quadro politico in movimento.

Articolo pubblicato sulle pagine della rivista Politica Insieme

Silvio Berlusconi sta mostrando una grande vitalità. Sta svariando su temi importanti e con il chiaro intento di cogliere tutte le possibilità offerte da un quadro politico in movimento.

In effetti, questo in cui siamo immersi può costituire l’ultimo passaggio per uscire da quella gabbia del bipolarismo e delle contrapposizioni  tra due soli fronti che tanto hanno segnato la nostra politica, ma anche la vita civile degli ultimi due decenni e mezzo. E’ come se l’uomo che è stato tra i principali interpreti, e sicuramente quello che meglio ha saputo trarne i frutti, sin dai primi anni degli anni ‘90, del cambiamento dei paradigmi della politica italiana  si trova tre decenni dopo a constatare la necessità di un nuovo passaggio. Ricorre nei suoi ragionamenti sempre più frequentemente il tema della comune responsabilità nazionale ed europea.

Sopravvissuto a tutti i suoi avversari politici, unica personalità eminente ancora alla guida di un partito, tra quanti hanno caratterizzato la Seconda repubblica, sta valutando  le novità presenti nella politica  italiana rese possibili da tante “asimmetricità”, alcune evidenti, altre potenziali, che riguardano le relazioni tra le forze oggi presenti in Parlamento.

Così, Silvio Berlusconi, come appare evidente dal suo intervento del 26 dicembre scorso sul Corriere della Sera ( CLICCA QUI ),  deve evidentemente  pagare il prezzo dovuto alla sua collocazione ufficiale nel centrodestra, ma lo fa con accenti e contenuti del tutto diversi rispetto a quelli di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni.  Berlusconi però è prudente perché le “asimmetricità” di cui sopra sono ancora tutte da verificare. Anche il tira e molla di Renzi e Conte non aiuta a dare per certo il prossimo futuro, reso peraltro ancora abbastanza sospeso per le tante variabili che devono essere risolte: la legge elettorale, il coinvolgimento di Mario Draghi, il prossimo settennato al Quirinale. Intanto, Berlusconi ha detto chiaro e tondo, per primi a coloro che ancora devono essere definiti i suoi alleati, che l’unico eventuale governo di centrodestra possibile sarebbe quello animato da una visione liberale.

Silvio Berlusconi prese le distanze in maniera indiretta dalla  destra estrema già nel maggio dell’anno scorso ( CLICCA QUI ) quando, rivolgendosi ad un “tessuto collettivo qualificato” , invitò il mondo dell’imprenditoria  a coinvolgersi nel superamento della crisi già allora aggravata dal diffondersi del Coronavirus.

Adesso, Berlusconi con gli interventi su alcuni importanti giornali d’opinione sembra delineare una sua propria strategia. Mentre lascia che i suoi o le sue porta voci si coinvolgano nelle polemiche quotidiane, il capo di Forza Italia torna dal Corriere della sera parlare ad un altro livello e, così, ricorda che l’Italia ha assunto la Presidenza del G 20 e che “La politica estera per un grande Paese è un tema che dovrebbe riguardare tutti, al di là delle divergenze di schieramento, in nome dell’interesse nazionale e di una comune visione valoriale” ( CLICCA QUI ).

L’Italia, dice Berlusconi ha l’occasione “per concorrere a determinare le prospettive del mondo in una fase di grandi cambiamenti” e addirittura porsi nelle condizioni di innalzare e migliorare “il livello di reciproca comprensione e collaborazione tra Europa e Stati Uniti”. Berlusconi cita direttamente la nuova amministrazione Biden quasi a voler sottolineare un’ulteriore presa di distanza dai suoi alleati che sono sempre stati accaniti sostenitori dello sconfitto Trump. Il ragionamento di Berlusconi è sideralmente lontano dalle suggestioni antieuropee di Salvini e della Meloni e punta alla ricucitura, non all’allargamento, della frattura tra le due sponde dell’Atlantico.

Berlusconi auspica la “creazione di una concreta ed articolata forza di difesa europea, integrata e non alternativa rispetto a quella dell’Alleanza atlantica” ribadendo ancora una volta una scelta per un processo di collaborazione e d’integrazione che presuppone più e non meno Europa.

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