Quale Europa? A confronto ambizioni egemoniche tedesche e sogno di maggiore integrazione.

Attenzione al ritorno dei nazionalismi. Il problema di fondo non è economico, bensì politico-sociale; è il superamento della crisi dell’ideale europeo. Infatti, gli Stati non hanno realizzato una vera unione politica.

[…] In risposta alle attese deluse di una globalizzazione meno dipendente dagli interessi protetti dal neo-liberismo imperante, Paesi come l’India, il Brasile, il Sud Africa e l’Arabia Saudita hanno reagito avvicinandosi alla Cina, vera antagonista del primato statunitense. La Cina crede che il suo modello di autocrazia e di capitalismo di Stato sia superiore alle economie di mercato dell’Occidente.

L’obiettivo di questi paesi è la realizzazione di un sistema multipolare, dove i soggetti possano usufruire di maggiore libertà, mettendo in discussione la leadership statunitense. In verità questa superiorità è divenuta sempre più problematica. Può essere l’opportunità per una ridefinizione dell’identità dell’Occidente, tenendo ferma la natura pluralista della democrazia occidentale, nonché il valore centrale della persona umana.

In questo contesto multipolare, è utile un esame del polo Usa-Ue, che occupa ancora una posizione primaria nel contesto mondiale ed è fonte di benessere e di libertà.

La prima considerazione riguarda la volontà statunitense, presente dalla fine della guerra ai nostri giorni, di pensare un’Europa a sua immagine, per effetto della centralità economica e politica degli Usa.

Questo intento politico statunitense si scontra con il processo di emancipazione portato avanti dai Paesi europei, evidenziando i limiti e le difficoltà del progetto Usa. Prima di tutto c’è lo scontro tra Usa e Germania. Infatti, quest’ultima considera gli Stati Uniti un leader in ritirata e punta, nei fatti, alla costruzione di un’Europa tedesca, non più vincolata al 100% agli Usa.

Questo disegno non è ovviamente condiviso dagli Usa che vedono, invece, con favore un’integrazione europea che porti a rafforzare i legami di dipendenza dell’euro dal dollaro. È un reale conflitto di interessi, che danneggia l’unità politica di tutti i paesi europei, con il rafforzamento del progetto di un’Europa tedesca (Kerneuropa: Germania, Paesi Baltici, Danimarca, Austria, Italia del Nord), che consentirebbe alla Germania di perseguire, con più libertà di ora, i propri interessi. Per gli Stati Uniti un’eventualità di questo genere è inaccettabile, come anche un’Ue indipendente. Inoltre, per gli Usa è la Germania l’alleato che non si può perdere.

Il tema dei rapporti Usa e Ue ha acquistato particolare importanza con il crescere dell’integrazione della Cina nei circuiti economici internazionali e per effetto delle reazioni di India, Brasile, Sud-Africa, Arabia e Iran alla volontà statunitense di essere il dominus della globalizzazione e della rete produttiva conseguente. Questi Paesi sono sempre più propensi a realizzare assetti economici e valutari che riducano sensibilmente il dominio statunitense. Questo scenario multipolare, dunque, non può non accentuare le tensioni geopolitiche tra Usa e UE. Tensioni che vanno assorbite dando valore alla natura pluralistica dell’ordine internazionale democratico: la superiorità statunitense va vista nell’attuazione del principio della pluralità, che favorisce una ridistribuzione dei ruoli. Ciò significa una pacifica transizione della leadership Usa da un ordine monocratico ad uno multipolare, dando spazio a ri- forme strutturali del sistema economico internazionale, iniziando dalla riforma della finanziarizzazione dell’economia mondiale. La guida delle riforme dovrebbe essere l’armonia degli interessi e non il conflitto degli stessi. Dovrebbe, cioè, essere alla base di un nuovo ordine internazionale riformato, che dovrebbe produrre crescita sociale per la stragrande maggioranza degli abitanti della Terra e non per pochi, come è ora. Significa modificare l’ordine che è emerso dopo il crollo del muro di Berlino (1989), per superare la contrapposizione tra libero mercato e solidarietà sociale.

La sfida è fare in modo che i fattori “capitale” e “lavoro” si distribuiscano equamente; significa riconciliare il mercato e la democrazia passa per la riforma dell’attuale capitalismo. Ciò richiede politiche coraggiose.

Per cui, diventano fondamentali per il futuro dell’Europa le scelte tedesche. In questi anni, la Germania ha esercitato il diritto di veto; infatti non sono state prese decisioni senza l’assenso tedesco. Quindi, l’interrogativo è: una Germania europea in un’Europa tedesca? il progetto a due velocità “Kerneuropa” quanto è compatibile con l’armonizzazione degli interessi dei paesi europei? Con le riforme auspicate?

Il problema di fondo non è economico, bensì politico-sociale; è il superamento della crisi dell’ideale europeo. Infatti, gli Stati non hanno realizzato una vera unione politica, perché questa è avversata dalle resistenze dei molteplici interessi nazionali nell’errata convinzione che, alla fine, renda di più fare da soli. È un’illusione che complica la realizzazione del “sogno” di un’Europa unita, democratica, solidale.

 

Fonte: Italia Informa – n. 6. Novembre-dicembre 2023

Titolo originale: “Un nuovo sistema multipolare mondiale. Il ruolo dell’Europa, il peso della Germania”.

[Articolo qui riproposto, nella sua parte conclusiva, per gentile concessione dell’autore]