Quando Occhetto respinse l’accordo con Forlani all’alba di Mani Pulite

È stato presentato a Potenza, venerdì 29 settembre, il libro postumo di Enzo Carra (L’ultima repubblica, Eurilink, 2023). Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo uno stralcio (pp. 41-42) di particolare interesse storico e politico.

[…] e intanto Democrazia Cristiana e Partito Democratico della Sinistra si mandano segnali, come si dice, in politichese. In quei giorni, il fondatore dell’erede del Pci saluta compiaciuto la “rivoluzione dal basso” sostenuta dalle indagini che finora hanno risparmiato i suoi compagni e fa ottimi ascolti nei talk-show, anche quelli allestiti sulle reti di Berlusconi, un altro a cui Tangentopoli piace molto. Questa rivoluzione sta per sotterrare il vecchio sistema ma, fuori gioco Craxi, la responsabilità di avanzare una proposta per il primo governo dell’undicesima legislatura, una legislatura “piena d’incognite”, appartiene questa volta, dopo una sospensione durata moltissimi anni, ai due partiti di massa.

Mercoledì 6 maggio 1992, il bollettino di Mani Pulite ha come prima notizia l’arresto a Milano di importanti dirigenti del partito di Occhetto. “Tra questi non c’è un solo amico mio, sono tutti miglioristi”, mi saluta sorridente, entrando di buon mattino in casa mia con il suo “omologo” democristiano Forlani. Due segretari, un vertice in luogo sicuro, senza giornalisti alle spalle. Io parto fortissimo: facciamo un monocolore democristiano con il vostro appoggio esterno e l’accordo che, tempo sei mesi, voi entrate al governo. Cambiamo sul serio: sarà il primo governo tra democristiani e comunisti, cioè postcomunisti, dal 1946. Forlani, al quale non ho anticipato l’idea, tace. Divertito, Occhetto indaga: “Chi sarebbe il presidente del Consiglio?”. Non gli do il tempo di finire: Mino Martinazzoli. Riflessivo, Occhetto crolla il capo e allarga le braccia: “Mi dispiace, Martinazzoli no, qui ci vuole una faccia nuova”. “Che significa?”, chiede stralunato Forlani. “Io dico Mario Segni”, risponde Achille Occhetto che, dopo lo smarrimento iniziale, ragiona come uno cui è toccata una bella vincita e, comprensibilmente, non ha intenzione di dividerla.

Occhetto sa benissimo che i democristiani considerano l’autore del referendum sulla preferenza unica l’uomo che ha ucciso la Prima Repubblica, anche se le successive inchieste renderanno più ampie le ricerche. In quel momento, però, il principale indiziato era proprio lui, Mario Segni fu Antonio e, dopo la risposta di Occhetto, a Forlani non rimane che ravviarsi i capelli, alzarsi di scatto, raggiungere la porta e salutare. Sull’uscio il segretario del PDS fa in tempo a raccontargli che il giorno prima è stato ospite di “Mezzogiorno italiano”, su Italia 1, la popolarissima trasmissione di Gianfranco Funari che assicura grandi ascolti. “Dovresti andarci anche tu”, mi consiglia e scompare nella cabina dell’ascensore.