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mercoledì, 11 Giugno, 2025
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Referendum, un esito che parla a chi vuole ascoltare

Fallisce il quorum ma il messaggio sul lavoro e la cittadinanza non è privo di significato. La politica resta intrappolata nella lettura binaria del voto, tra semplificazioni e autoassoluzioni.

Il fallimento del quorum nei referendum sul lavoro e sulla cittadinanza segna un’altra tappa nella crisi della partecipazione democratica. Ma, come spesso accade, la lettura dell’esito è stata subito piegata alla esasperazione degli schematismi.

Lillusione di vincere nella sconfitta

La sinistra, pur sconfitta, rivendica il senso della battaglia. Circa dodici milioni di cittadini hanno detto sì, un numero tutt’altro che trascurabile. È comprensibile il tentativo di tenere vivo il messaggio politico, ma l’insistenza a rappresentarlo come una “vittoria morale” rischia di allontanare ancora di più il giudizio degli elettori dalla realtà dei rapporti di forza.

Il peso  dellastensione

Sul fronte opposto, la maggioranza di governo ha liquidato la partita come una débâcle dei promotori, dimenticando che gran parte dell’elettorato – quello di centrodestra – ha semplicemente disertato le urne. Trasformare l’astensione in un indice di consenso, effettivo o latente, è una forzatura che serve a nascondere l’assenza di una vera linea politica sul lavoro e i diritti civili.

A ben vedere, il dato più significativo è il vuoto al centro. Se ci fosse oggi una forza anche modesta nei numeri, ma capace di offrire una lettura politica autonoma e di qualità – come fu il Partito Popolare Italiano degli anni Novanta – forse il confronto post-referendario avrebbe assunto toni più seri. Non è così, e il dibattito resta intrappolato tra narrazioni consolatorie e aggressività di potere.

La virtù del centro che ancora non c’è

Con queste premesse, appare difficile individuare una linea di movimento. La sinistra a guida Schlein sembra convincersi della validità del suo essere autoreferenziale, votandosi probabilmente alla sconfitta alle prossime politiche del 2027; viceversa, la destra a guida Meloni si barrica nel potere nascondendo le proprie contraddizioni dietro una retorica muscolare che rischia di prolungare l’equivoco sulla sua identità profonda.

In questo contesto, l’unica alternativa seria è che un nuovo centro – pur piccolo, ma libero dai riflessi condizionati dei due poli – accetti la sfida della “virtuosa solitudine”. Scegliere di stare fuori dai blocchi contrapposti non è comodo, ma è forse l’unica strada per preparare un diverso futuro politico.

P.S. In questo contesto, l’impegno congiunto di Tempi Nuovi e Piattaforma Popolare a sostegno dei 4 No sul lavoro e del Sì alla cittadinanza ha rappresentato un primo elemento di coesione, suscettibile di sviluppi e integrazioni, per un’area cattolica priva di un’organica direzione politica.