Oggi è il grande giorno della democrazia inglese.
Elezioni che rappresenteranno uno spartiacque tra i sostenitori della Brexit e coloro che vogliono un nuovo referendum.
I sondaggi danno in vantaggio il premier uscente, il conservatore Boris Johnson, accreditato di un 43% dei consensi. Tuttavia, risultano in ascesa le simpatie per il leader laburista, Jeremy Corbyn, sinora fermo al 33%.
Secondo diversi analisti politici, la sorte dell’Isola si risolverà in una sessantina di costituencies, nelle quali la differenza di voti è abbastanza risicata da far pendere la bilancia per uno o per l’altro partito.
Infatti il sistema elettorale britannico è molto particolare e produce spesso risultati bizzarri. Si chiama “first past the post”, che significa in sostanza “il primo prende tutto”. È un sistema maggioritario a collegio uninominale. Significa che in ogni collegio viene eletto il candidato che prende anche un solo voto più del secondo. Per questa ragione, partiti come i LibDem, che prendono pochi voti ma distribuiti in tutto il paese, non sono molto rappresentati, mentre lo scozzese SNP, che prende in percentuale meno della metà dei voti dei LibDem, ma tutti concentrati in Scozia, risulta quasi sempre il terzo partito più grande del parlamento (anche se è solo il quarto o il quinto in termini assoluti).
Dunque con tale sistema diventano due gli scenari possibili. Una vittoria dei conservatori di Boris Johnson, che innescherà il completamento della Brexit oppure, un nuovo “hung parliament”, ossia un parlamento bloccato, a causa di una rimonta di Corbyn nei seggi decisivi. A quel punto, l’unica soluzione per uscire dal pantano della Brexit, sarebbe un secondo referendum.
Non ci resta che aspettare le 22, ora inglese, di questa sera