RIFORMA DEL VICARIATO: PIÙ “PRESENZA” DEL PAPA E PIÙ COLLEGIALITÀ. LA NOTA DI AGENSIR.

Pubblicata il 6 gennaio la Costituzione apostolica “In Ecclesiarum Communione” che sostituisce la “Ecclesia in Urbe” di Giovanni Paolo II (1988). Rafforzato il ruolo del Consiglio episcopale, nascono due organismi di vigilanza per finanze e abusi.

Pubblicata il 6 gennaio la Costituzione apostolica In Ecclesiarum Communione” che sostituisce la Ecclesia in Urbe” di Giovanni Paolo II (1988). Rafforzato il ruolo del Consiglio episcopale, nascono due organismi di vigilanza per finanze e abusi.

Gigliola Alfaro

Una maggiore collegialità e, al contempo, una maggiore presenza del Papa, come vescovo di Roma, in ogni decisione pastorale, amministrativa ed economica di rilievo della diocesi di Roma, dove sarà sempre il Papa a presiedere il Consiglio episcopale, “organo primo della sinodalità”, e dove cessano o mutano le attività di alcuni uffici del Vicariato. Scompaiono incarichi come quello del prelato segretario generale, nascono nuovi organismi di vigilanza su finanze e abusi e si fissa a cinque anni il mandato del personale direttivo, prorogabile solo per un altro quinquennio. Tutte novità introdotte da Papa Francesco nella In Ecclesiarum Communione, la nuova Costituzione apostolica pubblicata venerdì 6 gennaio, che abroga la precedente “Ecclesia in Urbe” del 1988 di Giovanni Paolo II e riorganizza l’ordinamento del Vicariato. In vigore dal prossimo 31 gennaio, la Costituzione si apre con un proemio in cui Francesco traccia una profonda riflessione sulla diocesi di Roma, di cui ricorda l’importanza dal punto di vista ecclesiale, ma anche le difficoltà della gente che la abita e le attività a favore delle fasce sociali più fragili. La seconda parte riporta, invece, l’elenco dei 45 articoli.

“Mentre ricordiamo i sessant’anni dall’inizio del Concilio ecumenico vaticano II, sentiamo con particolare urgenza la chiamata alla conversione missionaria di tutta la Chiesa, accompagnata da una più viva consapevolezza della sua dimensione costitutivamente sinodale – scrive il Papa nel Proemio -. Per rianimare la missione, nel primato della carità e nell’annuncio della misericordia divina, vanno sostenute e promosse, in sinergia, la collegialità episcopale e l’attiva partecipazione del popolo dei battezzati”.

Il Pontefice chiarisce: “Sogno una trasformazione missionaria che coinvolga integralmente le persone e le comunità, senza nascondersi o cercare conforto nell’astrattezza delle idee. Si tratta, dunque, di ‘porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno’”. Per il Santo Padre, “la Chiesa perde la sua credibilità quando viene riempita da ciò che non è essenziale alla sua missione o, peggio, quando i suoi membri, talvolta anche coloro che sono investiti di autorità ministeriale, sono motivo di scandalo con i loro comportamenti infedeli al Vangelo.

Questo non è un problema solo per la Chiesa: lo è anche per coloro che la Chiesa, popolo di Dio, è chiamata a servire con l’annuncio del Vangelo e la testimonianza della carità. Solo nella totale donazione di sé a Cristo per un servizio alla salvezza del mondo la Chiesa rinnova la sua fedeltà”. A Roma, come nelle altre Chiese particolari, “bisogna continuare ad ascoltare la voce dello Spirito Santo che si manifesta anche oltre i confini dell’appartenenza ecclesiale e religiosa, curando uno stile sinceramente ospitale, animati dalla spinta di chi esce a cercare i tanti esiliati dalla Chiesa, gli invisibili e i senza parola della società”.

Nella “In Ecclesiarum Communione” il cardinale vicario, come già stabilito dalla “Ecclesia in Urbe”, continua ad esercitare “il ministero episcopale di magistero, santificazione e governo pastorale per la diocesi di Roma con potestà ordinaria vicaria” nei termini stabiliti dal Papa. È anche “giudice ordinario della diocesi di Roma”.

“L’esteso impegno che richiede il governo della Chiesa universale mi rende necessario un aiuto nella cura della diocesi di Roma. Per questo motivo nomino un cardinale come mio ausiliare e vicario generale”, chiarisce il Pontefice. “Il cardinale vicario – precisa Francesco – provvederà a informarmi periodicamente e ogniqualvolta lo riterrà necessario circa l’attività pastorale e la vita della diocesi. In particolare, non intraprenderà iniziative importanti o eccedenti l’ordinaria amministrazione senza aver prima a me riferito”.

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Per leggere il testo integrale della Costituzione apostolica (riordino del Vicariato).

https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_constitutions/documents/20230106-in-ecclesiarum-communione.html