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Rinnovati gli organi dell’ANDC, l’associazione dei democratici cristiani.

Si è svolto mercoledì 23 luglio, a Roma, il Consiglio Direttivo dell’Associazione Nazionale dei Democratici Cristiani (ANDC). Nella circostanza il nostro direttore è stato confermato Presidente. Di seguito la sintesi del suo intervento.

L’ANDC è chiamata a proporsi come soggetto propulsivo di un nuovo indirizzo politico, “per promuovere l’affermazione dei programmi d’azione civile e politica, ispirati alla dottrina sociale cristiana” (Statuto-Art. 1). Occorre pertanto lavorare alla declinazione del messaggio degasperiano sul “centro che marcia verso sinistra” (avendo lo statista trentino, dopo la rottura con i comunisti, composto i suoi governi con i partiti laici e socialisti, non solo con l’ala moderata costituita dai liberali). La coalizione tra riformisti è il cuore della politica degasperiana. Per questo è necessario, oggi più che mai, riformulare il criterio che qualifica l’azione dei cristiani nel mondo. Dobbiamo tornare alle origini e riscoprire il dinamismo insito nella dialettica tra democrazia e cristianesimo.

La Settimana sociale dei cattolici (3-7 luglio 2024) ha registrato la novità più importante proprio nel passaggio in cui, parlando ai delegati, Papa Francesco ha detto: “In Italia è maturato l’ordinamento democratico dopo la seconda guerra mondiale, grazie anche al contributo determinante dei cattolici. Si può essere fieri di questa storia […] e, senza mitizzare il passato, bisogna trarne insegnamento”. Con queste parole si chiude il capitolo che ha visto la Chiesa italiana impegnata sul finire della Prima repubblica a riassorbire, se così può dirsi, il fenomeno del cattolicesimo politico; e ciò a prescindere dalla “realtà” della Dc, finendo per rimettere perciò in auge un protagonismo – nuovo in apparenza ma vecchio nella sostanza – oscillante tra neoguelfismo e Opera dei Congressi, tanto da cedere in corso d’opera a una vana rimembranza politico clericale.

Ora, se l’esempio offerto dai cattolici nel secondo Novecento è da considerarsi meritevole di attenzione per trarne spunti validi per l’azione d’oggi, allora emerge la necessità di un radicale ripensamento del perché e del come ripudiamo la “mitizzazione” denunciata da Francesco, lavorando piuttosto a una diversa e più avanzata riconnessione dei termini di “cristiani” e “democratici”. La sostanza politica non sta nella riscrittura della identità anagrafica di un soggetto – in questo caso l’ANDC –  ma nel concetto che ne sostiene una eventuale rimodulazione chirurgica (una “e” che s’interpone tra i due aggettivi). In ogni caso, la questione rimane sullo sfondo come oggetto di confronto, lasciando che in questa fase cresca un dibattito sereno e costruttivo, senza l’urgenza di una eventuale deliberazione.

Serve prendere atto che nella società la soggettività democristiana (piena e diretta) non esiste più, mentre persiste e anzi si rafforza un senso di nostalgia, ovvero un ricordo positivo, per ciò che la Dc ha saputo rappresentare. Dunque, a questo livello, si profila la necessità di riorganizzare un pensiero che trasformi il sentimento in ragione politica, scegliendo un nuovo linguaggio. Anche i Magi, si legge nel Vangelo, fecero ritorno al loro paese passando per un’altra via.

In effetti, dinanzi alla dissoluzione del dato di naturalità e creatività dell’umano, così come implicito oggi nel messaggio del postumanesimo, l’altra via da scegliere è quella della ricomposizione delle culture afferenti a una visione di “umanesimo democratico”. È lo sforzo che dovrebbe caratterizzare un “centro” che fronteggi gli errori e i limiti di una politica giocata sull’esclusivismo della dialettica tra sinistra e destra. Il fenomeno dei due blocchi che vogliono solo durare portò Mario Motta nei primi anni ‘50 a denunciare sulla rivista “Cultura e Politica” l’ingombro rappresentato da un “principio di contrarietà statica” (comunismo-anticomunismo). Altri tempi, è vero; tuttavia, in altri modi, la “contrarietà statica” torna a pesare ancora per l’evidente insufficienza di un bipolarismo paralizzante.

Come rompere lo schema? L’ambizione è quella di favorire strategicamente la creazione di un “centro allargato” sulla scia della tradizione più incisiva della politica italiana, dall’Unità ad oggi (connubio Cavour-Rattazzi, convergenze parlamentari alla Giolitti, centrismo degasperiano, centro-sinistra di Moro). Da qui, ovvero da questa consapevolezza storica e politica, bisogna ripartire per un nuovo percorso di sviluppo umano. E l’ANDC, in tale prospettiva democratica, può ritagliarsi un ruolo di stimolo e di proposta, anche assumendo su di sé una quota di responsabilità nel disegno più ampio.

 

 

P.S. Nuovo organigramma dell’ANDC

Lucio D’Ubaldo (Presidente), Carla Ciocci, Genny Di Bert, Gabriele Papini, Francesco Amendola (Vice Presidenti), Rita Padovano (Segretario generale), Gianni Baratta (Tesoriere).

Altri incarichi: Dalila Nesci (Responsabile per la stampa), Antonello Assogna (Responsabile per la formazione), Salvatore Turano (Responsabile comunicazione, sito web e social media).

Composizione del Consiglio Direttivo

Membri eletti: Francesco Amendola, Giovanni Baratta, Carla Ciocci, Eugenio De Rosa, Genny Di Bert, Lucio D’Ubaldo, Dalila Nesci, Rita Padovano, Gabriele Papini, Giuseppe Sangiorgi.

Membri di diritto: Giulio Alfano, Antonello Assogna, Anton Giulio Ciocci, Maurizio Eufemi, Salvatore Turano, Angelo Sanza.