Una previsione e una riflessione. Entrambe brevi ed essenziali. Come ormai avviene da quando la politica si è spettacolarizzata sui media, in genere i risultati delle elezioni corrispondono percentualmente a quello che è passato sugli schermi e sui titoli dei maggiori giornali (perché poi gli articoli li leggono in pochi). Vincerà la destra con una percentuale inferiore rispetto alle ultime politiche; il Pd guadagnerà un po’, come pure il Movimento 5 Stelle e, naturalmente, perderanno i partiti di centro scioccamente divisi tra i loro leader (ed è singolare che per Renzi sia più avversario Calenda che non la Bonino storicamente opposta a quella cultura democristiana che ha nutrito l’ex-premier fiorentino).
La riflessione è sul centro dello schieramento politico, oppresso da una egemonia mediatica fissata sul bipolarismo anche quando si vota col sistema proporzionale per i singoli partiti e non per gli schieramenti. La corsa separata di Azione e Italia Viva (nomi sbagliati che non alludono neppure lontanamente ad una collocazione politica) avrà probabilmente un esito insoddisfacente per entrambi che forse – ove vi riuscissero – si accontenteranno di uno o due eletti (o forse qualcuno di più) tra i 76 rappresentanti italiani nel Parlamento Europeo.
Certamente siamo di fronte ad una grande occasione sprecata. Era fin troppo ovvio – e lo scrissi su queste colonne – che l’unico modo per mettere in crisi l’imposizione bipolare era quello di raccogliere in una convenzione nazionale tutte le forze moderate (erodendo magari anche tra i sostenitori non del tutto convinti della destra e della sinistra) per la costituzione finalmente di una Unione di Centro.
Certo, adesso è più difficile. Perché pur sconfitti Renzi e Calenda continueranno ad essere usati e logorati dai media come rappresentanti di una idea senza popolo. Per fare fronte a questo esito grave per la sostanza democratica, sarà necessaria una iniziativa dal basso e decisamente nuova che dia vita, a partire dai territori (con una modalità simile a quella inventata Berlusconi quando fondò Forza Italia) con convinzione logica e ideale all’Unione di Centro il cui progetto è già scritto nel nome. I contenuti sono quelli che agitano la politica italiana con la prospettiva, però, di soluzioni graduali e realistiche, ricercate nelle sensibilità che animano il centro sociale facendolo coincidere il più possibile con il centro politico del nostro Paese.
Ripartire da poco, ma sui nostri terreni, è meglio che essere usati dagli altri che getteranno sul piatto della bilancia le loro spade come fece Brenno con i romani che riscattavano con l’oro la loro libertà.