Robert Schuman: il realista mistico. Il riconoscimento delle virtù eroiche di uno dei padri fondatori dell’Europa unita.

È stato l’artefice, insieme a De Gasperi e Adenauer, dell’Europa comunitaria. Tuttavia in patria, forse per il suo profilo di statista democristiano, gli si preferisce di gran lunga Jean Monnet. Oggi Schuman è pressoché ignorato dai media francesi. In questo articolo, pubblicato dall’Osservatore Romano, lo si inquadra anche sotto l’aspetto della condotta privata, rilevando la sua grande sobrietà e persino umiltà nel vivere quotidiano.  

 

(Roberto Morozzo della Rocca)

 

Robert Schuman sta nella storia come uno dei padri fondatori dell’Europa, al pari di Adenauer e De Gasperi. Fondamentale il suo ruolo nella creazione del primo nucleo della comunità europea, la CECA , che evolverà volta a volta in Mercato Comune, Comunità Economica Europea e infine Unione Europea.

 

A capo del governo francese nel 1947, e ministro degli Esteri dal 1948 al 1953, Schuman possedeva una doppia cultura, tedesca e francese. Come i maggiori promotori dell’idea europea, era uomo di frontiera. Se Adenauer era renano, e De Gasperi trentino, Schuman era lorenese. Il padre, soldato francese nel 1870, all’annessione tedesca dell’Alsazia-Lorena diveniva cittadino del Reich, ma si trasferiva successivamente a Lussemburgo, non contento di risiedere in terra germanica. Robert, nato cittadino tedesco, studierà diritto nelle maggiori università germaniche divenendo avvocato. Nel 1918 Alsazia e Lorena ritornano alla Francia e lui, che padroneggia il francese (con qualche accento teutonico), intraprende la carriera politica come deputato del dipartimento della Mosella. Seggio che avrebbe mantenuto, si può dire, tutta la vita.

 

Investito di alte responsabilità governative, Schuman sentiva molto la necessità di una riconciliazione tra Francia e Germania, dopo che le tre guerre del 1870, 1914-1918 e 1939-1945 avevano radicato una profonda inimicizia tra i due Paesi. Era la questione cruciale di lui ministro al Quai d’Orsay. Quale attitudine verso la Germania? Il corso naturale della politica francese stava portando a replicare l’attitudine punitiva verso la Germania sconfitta praticata all’indomani della prima guerra mondiale, con tutto ciò che ne era conseguito fino all’ascesa di Hitler. Schuman vedeva l’irrompere della guerra fredda e la necessità di coinvolgere la Germania nel fronte occidentale, ma al tempo stesso constatava come il suo Paese remasse contro la riabilitazione del nemico storico e lo contrastasse in numerosi contenziosi (carbone della Ruhr, sovranità sulla Sarre, riparazioni di guerra, controlli sui provvedimenti legislativi, ricostituzione di una forza militare).

 

L’idea fu quella di integrare la Germania in un comune progetto europeo, per stemperarne il grande potenziale ma anche per operare una riconciliazione. Per la sua doppia cultura, Schuman era credibile sia a Parigi sia a Bonn. Propose ad Adenauer il piano di quella che sarà la CECA (Comunità Europea del carbone e dell’acciaio) per mettere in comune le maggiori risorse strategiche di cui l’Europa occidentale disponeva allora, e il cancelliere, che gli dava fiducia, reagì con entusiasmo. La proposta di Schuman consisteva in una generosa condivisione di sovranità (Gleichberechtigung). Il carbone della Ruhr veniva reso disponibile per la ripresa industriale europea occidentale, la Francia si garantiva da un uso nazionalistico dell’industria pesante tedesca, la Germania si vedeva internazionalmente riabilitata in un quadro occidentale e soprattutto allontanava l’incubo di un dopoguerra simile a quello, vendicativo da parte francese, sofferto dalla Repubblica di Weimar.

 

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