Ieri il cantautore Roberto Vecchioni ha difeso indirettamente il sindaco di Milano, Beppe Sala, da chi lo critica per le operazioni immobiliari oggetto di un’inchiesta della Procura di Milano. Dal Palco di Portofino Talk, evento organizzato dalla Philia Associates e Comune di Portofino, l’artista ha infatti detto che “Milano è una città stragrande, piena di tutto. È la città più vista dai turisti dopo Roma. Milano ha il dovere di essere all’avanguardia perché è diventata una città faro in Europa per l’export e quindi deve fare queste cose”, cioè le operazioni immobiliari, “tentando di farle in modo pulito”.
Il problema non è l’innovazione
Il problema non è l’innovazione, e la creatività che la sostiene, in quanto nerbo di un progetto sempre vivo per fare di Milano una metropoli attrattiva. Su questo obiezioni non ci sono. Tuttavia, l’innovazione non può essere dissociata da un principio altrettanto fondamentale: la solidarietà. Giorgio La Pira amava dire che ogni città dovrebbe avere il suo Angelo custode. Con questa immagine, il più originale dei democristiani intendeva proporre la felice custodia dei valori che assicurano la coesione e il progresso di una comunità. Allora, una città è veramente innovativa quando non perde di vista la sua anima, quando cioè il dinamismo economico e civile si intreccia con la capacità di umanizzare il progresso, non dimenticando i più deboli.
Il nodo è il governo del processo d’innovazione
Dobbiamo essere chiari. Il problema è chi governa questo processo e come questo governo si esercita. La magistratura ha puntato il dito su una presunta “connection” tra amministratori locali e imprenditori – e da qui sorge l’accusa di corruzione. Ecco, per un attimo non dobbiamo concentrarci su questo aspetto: l’azione dei magistrati avrà il suo corso e si vedrà la consistenza delle addebiti a carico degli indagati.
Un grave vulnus all’ordinamento delle autonomie locali
Il problema è che il comune di Milano, e segnatamente il Consiglio comunale, è stato espropriato – così la pensa Bruno Tabacci – dalla ormai nota “commissione paesaggio” del suo ruolo e della sue prerogative. Ciò significa che l’autorità locale è stata svilita o svuotata. Far finta di niente equivale perciò ad accettare un vulnus che, per logica e necessaria estensione, da Milano passa all’ordinamento complessivo delle autonomie locali. Se diventasse “costume”, facendo strame delle regole fondamentali, la democrazia locale sarebbe gravemente compromessa.