Roma-Milano, il viaggio della solidarietà.

Il viaggio di un volontario della Croce Rossa Militare, Roberto Barbavara

Roma Milano non è una canzone dei “The Giornalisti”, tanto meno una famosa trasmissione televisiva di qualche anno fa. Roma Milano è, oggi, il viaggio di un volontario della Croce Rossa Militare, Roberto Barbavara, a supporto della componente civile di Croce Rossa e del corpo volontario delle Infermiere di Croce Rossa. Da Roma, dove la quarantena, a volte, è vista come costrizione, a Milano, dove il coronavirus ha generato distruzione e morte; dove, appena si supera Porta Romana, si entra in una dimensione di paura e timore per l’ansia di andare incontro alla catastrofe che ha abbracciato la Lombardia e il nord tutto. Ma tutto questo stato emotivo è superato dalla forte voglia, presente in ogni volontario partito dalla Capitale, di dare quel sostegno necessario a tutti coloro che sono stremati nella prima linea di combattimento del virus dalla morte invisibile.

Giusto, Roberto? Che Milano ha trovato? Quale umanità si è trovato di fronte a lei?

“È difficile descrivere la sensazione provata. Siamo addestrati e preparati, attraverso i vari corsi come “i care e supporto psicologico nelle emergenze”, a gestire le emozioni di fronte a catastrofi e traumi sociali. Eppure, ogni volta si rimane meravigliati a vedere cosa può la forza della natura. Terremoti, alluvioni, frane ed ora, ahinoi, il virus. È stato sconcertante immettersi nel tragitto da Roma a Milano, in quelle strade solitamente gremite di pendolari e lavoratori, di turisti e di viaggiatori; e che ora incrociano il vuoto assoluto, fatta eccezione per i camionisti e i trasportatori che non hanno i vincoli del PDCM Per non parlare degli autogrill, vu

oti e senza vita. Sembra di vivere in un film di fantascienza. E che dire di Milano? La città di Milano, quella del successo dell’Expo 2015, è totalmente svuotata, esigue le persone che si vedono circolare; quei pochi sono a piedi con il cane o con un carrello della spesa, un silenzio spettrale che è interrotto, solamente, dalle sirene dei soccorsi che si susseguono in continuazione. In una modalità che è difficile anche a raccontarla!”

Cosa spinge un volontario ad abbracciare, senza se e senza ma, un servizio di solidarietà umana come sta facendo lei?

“Non si pensa, si fa e basta, si è scelto di essere volontario e si fa quello per cui ci hanno preparati, collaborando con colleghi e persone del proprio gruppo, e di tutti i gruppi volontari di ogni corpo e natura.”

A volte viene da pensare che lo spirito del #iorestoacasa sia solo di facciata, che manchi quel senso di responsabilità, di quel senso civico, spesso sbandierato senza una ratio, che viceversa hanno tante persone, come voi volontari. Le viene qualche dubbio quando incontra la superficialità presente in molti strati della nostra popolazione?

“Noi, CRI militare e civile, abbiamo sposato i sette principi fondamentali che tengo a ricordare in questa occasione ” Umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontarietà, unità, universalità”. Per tanto, io non ho dubbi o giudizi sulla popolazione. Stiamo vivendo un periodo difficilissimo ed alcune persone ancora stentano a rendersene conto. Gli organi preposti hanno messo in atto misure restrittive per le persone scettiche. Penso, e spero, che queste soluzioni che possono sembrare pesanti e limitative relativamente il distanziamento forzato stiano raggiungendo l’obiettivo scientifico desiderato.”

L’orrore di morte raccontato dai lombardi, e più volte visto da tutta la popolazione italiana in televisione, lei lo ha percepito nitidamente? O la realtà supera l’immaginazione?

“Al momento

c’è una percezione spettrale sembra un Paese congelato, immobile, speriamo si possa riprendere presto un pochino di normalità e serenità.”

Come ci cambierà il domani dopo questa dolorosa esperienza del Coronavirus?

“Spero che ci renda più consapevoli delle priorità, che ognuno riesca ad apprezzare quello che ha e non quello che potrebbe avere.”

Impareremo a donare di più al prossimo?

“Dobbiamo imparare a donare di più, perché molti di noi dopo il covid19 saranno il prossimo da aiutare… Saranno tempi durissimi che solo la solidarietà potrà aiutarci a superare.