In questi giorni Roma si dibatte nell’ambiente sociale ed economico creato dalla presenza nella città del Corona-virus, difendendosi,peraltro, con energia, scienza e coscienza e limitando, fino ad ora ,i danni sul piano medico e su quello clinico.
Non è un pessimo risultato, questo, in specie se si considera il particolare ed unico contesto rappresentato dalla Capitale, nella quale avrebbero potuto incidere,e potrebbero ancora nel prossimo futuro, elementi strutturali e sovrastrutturali preoccupanti in termini di potenzialità e di possibilità di trasmissione del virus.

La Metropolitana insufficiente, la Rete Tramviaria tra le più estese in Europa, l’Università con il maggior numero di iscritti del Vecchio Continente, il il Nosocomio con il maggior numero di posti-letto,i Siti culturali,Turistici ed Archelogici, per citarne soltanto alcuni.
In questo clima psicologico,purtuttavia,prende ogni giorno più piede il dibattito sul futuro, ormai non lontano, della Amministrazione della città e dei suoi Municipi.
La tragicomica esperienza della Sindaca Virginia Raggi si avvia ad una fine che di non inglorioso sembra far registrare esclusivamente la durata, che,in realtà, nessun osservatore aveva previsto potesse protrarsi fino alla scadenza naturale della Consiliatura.

Fattore, quest’ultimo, che dovrebbe obbligare a qualche seria riflessione le forze della opposizione capitolina nella prospettiva della individuazione e della presentazione di una valida proposta di alternativa alla ventilata ricanditatura di Virginia Raggi e,comunque,a quella di un esponente del M5S, oggi partito apparentemente in caduta libera e quindi non in grado di giocare un ruolo importante nella partita per il Campidoglio,se non per il sostegno da dare,forse,ad uno dei due competitors al probabile ballottaggio finale.

Tra poco più di un anno, quindi,potrebbe riproporsi il confronto Sinistra-Destra e da qualche tempo ormai iniziano a girare, al riguardo, i nomi di possibili candidati, con la Destra che dovrà sciogliere il nodo della appartenenza del candidato tra un esponente della Lega,intenzionata ad aprire un suo fronte anche nella Città Eterna ed un rappresentante di Fratelli d’Italia, che a Roma ha storicamente sempre avuto una presenza evidente e da tutti riconosciuta.

A Sinistra, almeno per quanto attiene alla appartenenza del candidato Sindaco, la situazione appare decisamente più semplice,non essendo in discussione la primazia del Partito Democratico in ordine alla indicazione del candidato, seppur filtrato,secondo Statuto,da Primarie di partito o di coalizione.
Le complicazioni, per il Partito Democratico e per la probabile coalizione di Sinistra si appaleseranno al momento della individuazione del candidato medesimo, che, a meno di provvedimenti in deroga, dovrebbe comunque cercare e ricevere una conferma sul suo nome presso l’elettoratoche si recherà al voto alle Primarie.
Siamo, dunque,alle prime schermagli,ma diverse ipotesi sono già state formulate, ed alcune, ma non tutte, sono state puntualmente rigettate.

Carlo Calenda, uscito dal Partito Democratico subito dopo ultime le Elezioni Europee nelle quali è stato eletto nelle liste dello stesso Partito Democratico, considerato un candidato potabile in molti ambienti della Sinistra, forse più dall’elettorato che dall’apparato, ha cortesemente rinunciato ad ogni opzione in tal senso dichiarandosi molto a strutturare ed organizzare “Azione”, il partito da lui recentemente fondato.
Quasi contemporaneamente alla ribadita rinuncia di Carlo Calenda, in area Partito Democratico è stato fatto il nome, prestigioso, di Enrico Letta.

L’ex Presidente del Consiglio dei Ministri ha prontamente respinto l’assalto motivando il suo No con il suo “non essere romano” e con l’impegno da mantenere fino alla fine con la Scuola di Politica a Parigi.
L’unico a non rigettare a priori possibilità di una sua candidatura a Sindaco di Roma è stato,correttamente e coerentemente, Roberto Morassut, deputato, attualmente Sottosegretario all’Ambiente, ex Assessore nelle Giunte Veltroni, uomo di partito e di esperienza politica ed amministrativa.
Per molti il candidato naturale.

Ma il vero problema che si presenterà a breve al Partito Democratico sarà costituito dalla natura e dalla struttura della coalizione della quale si metterà a capo e da quale progetto di città intenda proporre ai romani.
Se il Partito democratico vorrà nutrire qualche speranza di rovesciare il tavolo e tornare al vertice della Amministrazione della città e della Area Metropolitana sarà necessario non limitarsi ad indicare agli elettori il nome di un candidato che potrebbe essere uno di quelli sopra citati o quello, rivoluzionario per Roma, di una donna come Sabrina Alfonsi, Presidente del 1° Municipio ,o Patrizia Prestipino, deputata al Parlamento, ex Assessore Provinciale ed ex Presidente dell’attuale 9° Municipio.

Entrambe preparate, capaci e sicuramente portatrici di elementi di forte innovazione politica ed amministrativa.
No, non basterà un nome, anche il migliore sulla piazza e nemmeno, per paradosso, quello di Renato Zero, come su qualche social viene suggerito dopo la sua intervista rilasciata l’altro ieri ala stampa nazionale.
Sarà necessario, per il Partito Democratico, presentarsi agli elettori romani con la forza tranquilla di una proposta politica moderna plurale, liberale, aperta alle istanze di tutte le componenti, culturali e sociali, economiche e finanziarie, produttive e burocratiche, centrali e periferiche, che hanno fatto di Roma un unicum al mondo.

Il modello “Gualtieri” trasferito dalla Zona a Traffico Limitato a Torbellamonaca, a Montespaccato, a San Basilio e a Prima Porta.
O fare così o assistere al quinquennio del declino finale della “Caput Mundi”.
Terzium non datur.