RUINI, I CATTOLICI E LA POLITICA. DUE SOLE PUNTUALIZZAZIONI, MA TUTT’E DUE IMPORTANTI.

Il Cardinale ha ragione quando evidenzia la crisi attuale del cattolicesimo democratico, ma di esso non si può parlare come di un appendice insignificante nel panorama dell’area cattolica. Ruini ripropone anche la sua critica alla sinistra dc, perché avrebbe spinto lo scudocrociaato a dimenticare i moderati. Ma questa, perlomeno, è un’accusa ingenerosa.

Leggiamo sempre con molta attenzione e scrupolo i rari interventi del card. Camillo Ruini, già presidente della CEI per lunghi 16 anni. E lo abbiamo fatto anche questa volta. Ci riferiamo alla bella intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Al di là del giudizio sul recente voto politico e sul futuro governo di centro destra, ci sono due elementi – citati ed approfonditi, seppur fugacemente – che meritano una postilla.

Innanzitutto le perplessità che egli avanza sul ruolo dei cattolici democratici nella storia politica e democratica del nostro paese. Dice testualmente il Cardinale alla domanda di Cazzullo se il cattolicesimo democratico abbia esaurito definitivamente la sua spinta, come tempo fa lui stesso asserì, e soprattutto dopo questo voto: “Direi di sì – risponde -. Ma vorrei chiarire un malinteso sorto in quell’occasione: per cattolici democratici intendo un preciso gruppo che ama fregiarsi di quel titolo. Non certo tutti i cattolici, me compreso, che sono in favore della democrazia”.

Ecco, se il Cardinale ha sicuramente ragione quando evidenzia la crisi attuale del cattolicesimo democratico e la sua difficoltà a ritrovare una cittadinanza attiva nella cittadella politica italiana, è altrettanto indubbio che il medesimo cattolicesimo democratico nel nostro paese non può essere ridotto ad una insignificante appendice nel panorama variegato e plurale dell’area cattolica. Ma, al contrario, rappresenta una cultura politica e una tradizione ideale che sono riusciti a giocare un ruolo e una funzione decisivi in molti tornanti cruciali della storia democratica del nostro paese.

In secondo luogo, il cardinal Ruini attribuisce una responsabilità politica precisa alla Dc nel non aver saputo rappresentare i moderati. O meglio, per essere più chiari, il presule rilancia una vecchia critica: “I moderati furono rappresentati dallo scudo crociato. Poi nella Dc sono prevalse le istanze di sinistra. Ma la sinistra aveva già i suoi partiti”. Ora, però, attribuire alla sinistra dc – sia quella “politica” di De Mita, Granelli, Galloni, Martinazzoli, Tina Anselmi e molti altri e quella “sociale” di Carlo Donat-Cattin e Franco Marini – la responsabilità di aver coltivato politiche di sinistra rinunciando, di fatto, a rappresentare le istanze e le domande dei ceti moderati nel nostro paese, è francamente un giudizio forse troppo ingeneroso e poco aderente alla concreta realtà dei fatti. 

La sinistra dc, nel suo complesso, ha svolto un ruolo politico, culturale e programmatico importante e decisivo nel corso degli anni ai fini della conservazione e della salvaguardia della identità del partito e della sua funzione nella società e nella politica del nostro paese. Ed è proprio grazie anche al ruolo e alla funzione concreta della sinistra Dc se quel partito è riuscito per quasi 50 anni a guidare le sorti del nostro paese. Nella conservazione della democrazia, nel progresso sociale e nell’ancoraggio ai valori dell’europeismo e della dottrina sociale della Chiesa. E sempre nel rispetto della laicità dell’azione politica e dell’autonomia dei cattolici impegnati in politica.